
Presente al Convegno organizzato da “ITALIA SICURA” al T Hotel di Cagliari, intervengo per rendere, nei limiti del possibile, giustizia a “Italia Sicura”, ma anche al Sindaco di Olbia.
A parte le conclusioni di M. Grassi, in rappresentanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che almeno durante il suo pubblico intervento non ha comunque fatto cenno a quanto ha dato poi luogo alla diatriba fra Grassi e Nizzi, mi preme evidenziare la preparazione e la competenza dei relatori chiamati da “Italia Sicura” a girare per l’Italia ad illustrare le”Linee Guida” di quel Programma, a cui loro stessi hanno lavorato, finalizzate ad un approccio diverso nell’affrontare le conseguenze e prevenire i danni delle calamità, che troppo spesso mortificano il nostro Paese; quindi alle complesse problematiche da cui è nata l’esigenza di “mitigare”, anche ad Olbia, il rischio idrogeologico .
Ciò, anche con riferimento alle procedure e alle condizioni per adire ai finanziamenti statali. Argomenti che gli stessi relatori hanno con dovizia di particolari e disquisizioni tecniche, illustrato ad una particolarissima e molto interessata platea.
In particolare il Prof.G Menduni del Politecnico di Milano ed il Prof A.Brath dell’Università degli Studi di Bologna, nonché Presidente dell’Associazione Idrotecnica Italiana, hanno rimarcato, e lo ha fatto anche M. Grassi, l’importanza che i progetti discendano dai “Piani”; ancor meglio, nel nostro caso, se di livello regionale. Il tutto accompagnato dalla primaria esigenza della multidisciplinarità degli studi, almeno nella fase preliminare alla pianificazione generale urbanistica, con particolare riguardo alla marcata, incisiva esigenza di coinvolgere i cittadini nelle scelte.
Degni di nota i contributi forniti, nella stessa occasione, da parte dell’ing. Alberto Piras e dell’ing.Roberto Silvano, responsabili di settore,rispettivamente dell’Assessorato dei Lavori Pubblici della Regione Sardegna e dell’Autorità di Bacino (ADIS).
Al riguardo, in antitesi alle enunciate “Linee Guida”, ad Olbia è stato fatto tutto a rovescio. Progetti di salvaguardia idraulica finanziati e approvati prima della approvazione dell’aggiornamento del PAI, ancora da “chiudere”, a distanza di quasi 4 anni da “Cleopatra”!
Per quei progetti , che illusoriamente si riteneva di poter accelerare, non sono tutt’ora state fatte indagini geotecniche, geomorfologiche, né verifiche di consistenza, nè approfondite le caratteristiche delle opere che si andranno a demolire (ad esempio le infrastrutture irrigue realizzate a carico dello Stato e della Regione); in difetto di VAS, di VIA, del Piano del Rischio. Riguardo a quest’ultimo fondamentale ”Piano ”, ignorando persino che siamo in presenza di fabbricati e…. Quartieri (San Nicola, Ospedale), qualche volta vicinissimi, a valle, agli stessi sbarramenti!
Sintomatica della delicatezza e pericolosità degli interventi di mitigazione previsti, è una delle tante disquisizione del Prof. Brath, che a proposito di possibili cedimenti di opere idrauliche, di cui occorre sempre tener conto per la salvaguardia della vita stessa dei cittadini, ha citato l’esempio di un argine posto a valle vicino alla vasca di laminazione nel fiume “ Secchia”. Ha riferito che uno di quei cedimenti, che tanti danni aveva procurato, era dovuto ad un buco creato dalle volpi! Mi sembra di buon auspicio il constatare che il Sindaco attuale, in “trappola”, non ci vuole proprio finire!
Andrea Demuru