
“Ecco guarda, la vedi? Sta cantando” Fercioni ha appena terminato di tatuare un ragazzo. Si tratta di una sirena, con la coda lunga e costellata di squame, e la bocca spalancata. E lui, il fortunato di turno, risponde con un largo sorriso. La vera star dell’Olbia Tattoo Show è Gian Maurizio Fercioni. 72 anni e una carriera iniziata prestissimo – lui è stato il primo ad aprire uno studio in città, a Milano, nel 1974 – che l’ha portato ad essere uno dei massimi rappresentanti del settore.
Il ragazzo invece, che da adesso ha sul braccio un Fercioni autentico, si chiama Marco, “Abito a Santa Teresa, sono venuto solo per lui, monumentale, è un mito”. Perché una sirena? “No, no, ho fatto scegliere a lui, e ci mancherebbe”. Poi va via gongolando, mentre il tatuatore più anziano d’Italia si avvicina all’uscita, sigaretta in mano e camicia aperta.
“I primi tatuaggi li ho fatti a tredici anni, e sono stati fondamentali due libri, Moby dick e Typee, dove il tatuaggio ha un ruolo centrale“. Lo stesso Fercioni, però, sembra uscito da un romanzo di Melville, “ho iniziato perché navigavo con mio padre e nei porti conoscevo figure incredibili, marinai che ai miei occhi erano uomini fortissimi. E avevano tanti tatuaggi”.
Oggi il mondo è cambiato, “sì, ormai si è persa quella magia. Penso sia fondamentale il rapporto con il cliente, creare un’energia, scegliere insieme il tatuaggio da fare. Ora lo si sceglie su internet e ci si tatua senza dare più tanta importanza a quel che ci si disegna sulla pelle. Come comprare la frutta dal fruttivendolo sotto casa che ti consiglia le pesche mature o quelle più acerbe, oppure far la spesa in un supermercato senza parlare con nessuno”.
E Maurizio Fercioni è convinto “ogni giorno sto circa sei ore in attività, continuerò fino a quando mi diverto”. Il tatuaggio più richiesto? “I classici: velieri, sirene, ma so fare anche quelli che vanno di più ora”.
Nella hall allestita dall’azienda olbiese Tramellino Arredamenti per i tatuatori passano due ragazzi con la pellicola su un tatuaggio nuovo di zecca, “ecco, vedi? Una cazzata, la plastica non fa respirare la pelle, così come i guanti, hai visto prima, no? Io tatuo a mano libera, ma igienicamente non cambia niente a chi si sottopone al tatuaggio, semmai è una prevenzione per noi, ma non è d’obbligo e mi trovo meglio. Ci sono tante credenze sbagliate, si sa poco, e parlo dei tatuatori stessi”.
Passa una ragazza, le indica la coscia tatuata “guarda questo, non è fatto bene [ne guarda un altro sulla spalla] ecco, questo è l’unico che ha una certa energia – e lei, divertita, quasi lo nasconde perché è l’unico che si è fatta da sola e non le piace – ma no, cosa fai, è bello!”. Sigaretta finita, è ora di tornare a lavoro.
Intanto si vede anche lo statunitense Matt Gone, l’uomo più tatuato al mondo. Eppure c’è ancora una parte dove non è tatuato, dove? “Qui, guarda, nei due alluci dei piedi!”. Il primo giorno della rassegna dei tatuaggi è partito bene, l’affluenza crescerà domani complice il concerto, ma i tatuaggi fatti sono già tanti.