
Da quasi dieci giorni un 45enne di Olbia è chiuso in una camera con bagno della sua casa e apre la porta solo per prendere il vassoio con il cibo. Dall’altra parte, moglie e figli aspettano con lui, che arrivi l’esito del secondo tampone. E se si fosse perso? “Sarei condannato a stare in questa situazione!”.
L’uomo, dipendente ospedaliero, si è sottoposto ad un primo tampone, risultato positivo, poiché entrato in contatto diretto con una persona positiva al Covid, e da quel momento è scattata la quarantena obbligatoria.
“Mi sono isolato volentieri per tutelare la mia famiglia e ci siamo organizzati per evitare qualsiasi rischio. Ma se da altre parti il risultato arriva entro sei ore, da noi il minimo che si aspetta è sei…giorni.”
Il 45enne non è il primo a subire sulla propria pelle il ritardo del responso del laboratorio di analisi di Sassari. Diversi suoi colleghi dell’ospedale Giovanni Paolo II hanno dovuto attendere ben dodici giorni e senza mai smettere di lavorare. “Un rischio inutile – commenta – che può generare contagi a raffica”.
La Regione, però, fa orecchie da mercante rispetto alle richieste di realizzare laboratori di analisi per il Covid al Mater Olbia e al Giovanni Paolo II. “E noi olbiesi continuiamo ad aspettare. Mi viene naturale pensare che nel laboratorio sassarese i tecnici subiscano pressioni per avere risultati rapidi per i nosocomi del capoluogo anch’essi in eterna condizione di emergenza. D’altronde la situazione a Olbia non è grave e quindi possiamo aspettare. È una vergogna nazionale che per avere risultati io debba aspettare anche due settimane sempre che il mio tampone non sia perso davvero.”