
“Sono entrata in ospedale con una brutta frattura del malleolo e dovrei essere operata ma l’intervento viene spostato di giorno di giorno perché – mi dicono – prima passano le urgenze. Vado avanti a forza di analgesici con il piede in trazione. Ho dolore ma non posso fare altro che aspettare e ora sono veramente preoccupata”. È la testimonianza diretta di una insegnante toscana di 64 anni ricoverata al Giovanni Paolo II di Olbia martedì 14 luglio. “Oggi è sabato 18 e ancora non so quando sarò operata”.
La signora era riuscita a programmare una vacanza di una settimana in Sardegna. “Siamo arrivati il 6 di luglio e dovevamo rientrare il 15 con la nave. Purtroppo il giorno prima della partenza sono caduta e sono arrivata qui all’ospedale di Olbia. Da allora attendo il mio turno”.
Voce chiara, tono determinato, accento marcato, la donna è al corrente di quanto sta succedendo all’ospedale di Olbia. Nel reparto in cui è stata ricoverata l’hanno informata delle carenze di cui soffre da tempo il nosocomio gallurese e questo, ovviamente, porta la sua ansia alle stelle. “È possibile che un ospedale così grande come questo, con tanti turisti che cominciano ad arrivare in Sardegna, debba avere solo due anestesisti? Ho visto i medici giusto una volta per un controllo alla trazione del piede – racconta – e le infermiere mi dicono che sono sempre in sala operatoria”.
Il caso della turista toscana non è l’unico in attesa di intervento. Nella sua stanza c’è un’altra donna che viene dal nord Italia. “Questa compagna di stanza – aggiunge la signora – si è fratturata un braccio e attende anche lei. Siamo qui e non sappiamo cosa succederà. Avessi la possibilità di andare via da qui lo farei ma non posso essere spostata. Questa situazione è veramente assurda – vi prego di pubblicare questa mia lamentela perché non è possibile che si stia così, in un limbo, senza sapere cosa ne sarà di noi”.