
Con la rappresentazione di ieri sera (domenica 15 aprile) si è concluso il fine settimana targato “Senza Quinte”. La scuola di teatro, infatti, da venerdì a domenica ha proposto nello Spazio Senza Quinte di via Fiume d’Italia “L’Uomo dal fiore in bocca”, spettacolo teatrale in un atto unico. Dopo l’esistenzialismo di Sartre nel convincente “Porta Chiusa” di qualche mese fa, stavolta la compagnia ha messo in scena un’opera di Luigi Pirandello. Protagonisti il “solito” Claudio Laconi e il giovane Frankie Fancello.
La storia è semplice: complice un treno perduto, due uomini si ritrovano quasi per caso a chiacchierare nel Caffè di una stazione. A dir la verità, eccetto che nella prima parte, è quasi un lungo monologo dell’uomo “dal fiore in bocca”; che poi, in maniera meno prosaica, è un uomo malato di tumore.
Ciò darà il via a una lunga riflessione esistenziale in pieno stile dell’autore siciliano. Una condizione dove la vita sembra avere ancora ben poco di imprevedibile e dove la morte, invece, è l’unica certezza del futuro. Così, il protagonista ragiona sulla vita che vede in ogni piccolo gesto, al contrario dell’altro, inglobato nella monotonia di una quotidianità di una persona comune.
Sullo spettacolo rappresentato, si apre il sipario e fa quasi senso la grande somiglianza di Claudio Laconi con il grande drammaturgo. Poi l’attore ci mette del suo ed entra bene nella parte, riuscendo ad interpretare le inquietudini e la rassegnazione del personaggio. Più impacciato Frankie Fancello, il quale però mette su una prova positiva.
Anche questa volta il compito era difficile con un’opera – rappresentata per la prima volta nel 1922 e tratta dalla novella dello stesso Pirandello “La morte addosso” – che punta sulla brevità della vicenda e sulla profondità delle riflessioni.
Infine, ha trovato spazio anche la lettura scenica di un’altra novella del 1906, “La Giara”, ché tanto con Pirandello ovunque si pesca, si pesca bene. Interpreti questa volta Tosy Cortese e Michela Lai.