
“Sono stato sindaco di Olbia. Per quasi nove anni. Anni difficili, ed insieme esaltanti. Anni di crisi, e di grande povertà. Anni vissuti all’insegna dell’accoglienza e dell’integrazione.
Fu in quegli anni che iniziai a convincermi che il denaro rende egoisti e che, specularmente, il bisogno rende generosi. Olbia amava i propri immigrati, e sono convinto che non abbia mai smesso di farlo.
Perfino coloro che mi battezzarono come “il sindaco dei senegalesi”, ed anche come “il sindaco degli zingari”, erano amabilmente ospitali.Come lo era l’intera città.
Forse vi chiederete il perché di queste mie foto ingiallite dal tempo. È presto detto. Ho voluto riproporre il mio passato, per riaffermarlo nel presente. Ora ho il doppio degli anni di allora, e nessun ruolo istituzionale dal quale poter agire. Ma sono ancora di più dalla parte degli ultimi.
Sono ancora accanto ai poveri, a qualunque latitudine essi appartengano. E, pertanto, sono accanto agli immigrati, ai profughi, ai rifugiati, ai nomadi ed agli emarginati. Lo voglio dire con voce ferma; senza pietismo o angelismo d’accatto. Lo voglio dire con forza proprio nel giorno in cui Salvini ed i suoi sodali invocano schedature, non paghi dei respingimenti.
Voglio essere schedato da Salvini e dal suo governo, acciocché non accada che io possa sfuggire alla sua lucida follia, dimenticato come un cinico qualunque”.
Gian Piero Scanu