
Dopo il naufragio nel mare di Sicilia dello scorso 19 Aprile, la più grande tragedia avvenuta nel mar mediterraneo con oltre 700 morti, le redazioni della Nuova Sardegna e dell’Unione Sarda sono state costrette a interrompere il flusso di commenti nelle proprie pagine dei social network a causa delle frasi sconcertanti che venivano postate al loro interno. Frasi piene di odio, risentimento e poca sensibilità verso degli individui, gli immigrati, che a prescindere da tutto sono essere umani come noi.
Per questo motivo la Nuova Sardegna e l’Unione Sarda, rappresentati rispettivamente dal capo redattore Marco Bittau e dalla giornalista Caterina De Roberto, in collaborazione con il comune di Olbia e l’assessorato alle politiche giovanili e Politiche per l’integrazione hanno deciso di organizzare presso la sala Expo di Olbia un incontro con gli studenti di tutti gli istituti superiori di Olbia, per sensibilizzare i giovani e conferirgli le nozioni e gli strumenti necessari per comprendere appieno il fenomeno dell’immigrazione. Alla conferenza hanno partecipato anche la responsabile del comune di Olbia Giusy Biosa, alcuni rappresentanti dell’associazione Senegal Teranga e l’onorevole Giampiero Scanu.
Pur ammettendo i limiti e le pecche dal punto di vista gestionale e legislativo presenti in Italia, che non permettono di trovare una facile soluzione al problema, all’interno del convegno si è voluto dar risalto soprattutto al fattore umano, facendo intendere che il termine “immigrato” non va di pari passo col termine “criminale”. “La generazione di oggi rischia di perdere la memoria, perché anche noi nel passato siamo stati immigrati, e come abbiamo esportato brava gente cosi è successo anche per i delinquenti”, dice Marco Bittau. Insomma, al posto di fomentare questo odio e questa intolleranza a prescindere verso l’immigrato, fautore secondo alcuni dei gravi deficit economici dell’Italia, si dovrebbe forse ragionare sul perché queste persone siano costrette a fuggire dal proprio paese natio e come ci saremmo comportati nel caso ci fossimo trovati nella loro situazione.
La condizione economica generale delle famiglie italiane non è certamente delle più ottimali, ma la solidarietà ed il buon senso possono essere due importanti blocchi di partenza per la ricerca di una soluzione al problema e per la costruzione di un futuro in cui non si faranno discriminazioni tra “fratelli”.