
Gli esperti della Polizia Scientifica stanno esaminando minuziosamente il contenitore metallico ritrovato sotto il ponte di nei pressi di via Nervi. Le tracce del materiale fatto esplodere con l’accensione di una miccia, rappresentano la pista più importante per arrivare a individuare i responsabili. Le indagini restano aperte per verificare un’eventuale connessione nei confronti dell’attuazione delle vasche di laminazione del Piano Mancini.
Se venisse accertato il movente si tratterebbe di un fatto gravissimo che alzerebbe il tiro della protesta, fino a questo momento, decisamente pacifica, nei confronti dei tecnici inviati dalla Regione per ispezionare i terreni che accoglieranno le famigerate vasche di laminazione.
Mentre i vari attori del No al Piano Mancini hanno immediatamente preso le distanze dal gesto a prescindere da eventuali legami, dal Commissariato di via Copenaghen, al di là della conferma delle indagini serrate, non trapelano nuovi elementi.
Il prefetto di Sassari, Giuseppe Marani, ieri in tarda mattinata, ha chiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco per un esame approfondito dell’area in cui è stato fatto esplodere l’ordigno rudimentale. Dalla ricognizione non è emerso alcun danno strutturale del ponticello sotto il quale è stato posizionato il contenitore metallico.
Questo avvalora la prima ipotesi, e cioè che non è stato utilizzato dinamite o materiale i cui effetti sarebbero stati devastanti ma esclusivamente polvere pirica. La cavità del ponte avrebbe agito da cassa di risonanza. Per questo motivo il boato, avvenuto nel silenzio della notte, è stato avvertito a diversi chilometri di distanza.