
“Le mie lampade sono me stesso, mi danno modo di comunicare, accendono la mia luce”. Parole dell’olbiese Giuliano Lissia che ha rotto gli indugi, ha tirato fuori dal suo laboratorio ben 17 lampade e le ha esposte presso il negozio di abbigliamento al vicolo di corso Umberto 74. La serie di lampade, perfettamente coerente con il titolo, si caratterizza non solo per il riciclo di oggetti e materiali ma anche per una evidente creatività. I pezzi sono tutti unici, decisamente insoliti, qualcuno persino provocatoriamente inquietante.
Di certo, nessuna delle lampade, neanche quella con il più classico dei paralumi, riesce ad essere banale. Lissia, infatti, dalla prima alla 17a lampada, ha evitato di cadere nel tranello dello scontato, neanche per quanto riguarda il posizionamento degli interruttori. In alcune, trovare il pulsante di accensione è un vero enigma.
Sughero che si sposa con il metallo, mani strappate a vecchi manichini le cui dita indicano gli interruttori, barattoli riverniciati con vivezza di colori, pezzi di legno portati a riva dalla risacca, molle di vecchi materassi e tanti pezzi recuperati che sembrano venire fuori direttamente da cumuli di rifiuti solidi urbani.
Giuliano Lissa racconta che l’ispirazione è nata per caso durante un soggiorno a Barcellona. “E’ stata un idea travolgente. Le cose che vedevo, soprattutto le meno nobili, si trasformavano nella mia mente in progetti strani con un unico comune denominatore: la luce“.
E così è nata la sfida. Creare punti luminosi con ciò che viene lasciato alle nostre spalle fatalmente destinato al buio di un abbandono senza ritorno. La mostra di Giuliano Lissia (meglio visitarla dopo il tramonto) resterà aperta per le festività di fine anno almeno fino alla prima settimana di gennaio.