
Piero Marras ha presentato a Olbia, in Corso Umberto 33, il libro “Bachisio Falconi. Il bandito poeta di Fonni”. Gli autori Vittorio Gazale e Antonella Peddio hanno realizzato un’opera preziosa, definita dall’editore Carlo Delfino “un atto di giustizia nei confronti di un uomo con una vita degna di essere raccontata”. Durante l’incontro, molto partecipato, coordinato da Marco Navone, è stata rievocata la storia travagliata di “Bachis” Falconi, il pastore di Fonni condannato a 30 anni di carcere con l’accusa di avere ucciso, il 10 agosto 1936 il giovane carabiniere Giuseppe Ferrandu.
Falconi non smise mai di professare la sua innocenza e nel 1943, dopo 7 anni di durissima prigionia, completamente sfiduciato, riuscì a fuggire dalla colonia penale di Tramariglio dandosi alla macchia. A rendere speciale la sua storia è stata la poesia. Bachisio Falconi aveva già cominciato a scrivere durante la prigionia e, pur essendo semianalfabeta, la sua metrica era perfetta. Da latitante compose 120 ottave in limba, nelle quali il filo conduttore era proprio il suo triste destino di uomo accusato e condannato ingiustamente. I suoi “versi alla macchia” sono anche un modo per sentirsi libero: “la peggior privazione del carcere è che non ti permette di cantare come invece posso fare qui”.
Bachisio Falconi venne ucciso a tradimento, dopo una soffiata, il 4 dicembre 1949, a soli 43 anni. La sua storia, avvincente come la trama di un film ma drammaticamente vera, è stata ricostruita da Vittorio Gazale, il direttore del Parco ed Area Marina Protetta di Porto Conte, che ha completato con successo un’ intensa attività di ricerca e digitalizzazione dell’archivio storico della colonia penale di Tramariglio. Tutto il materiale, per lungo tempo abbandonato negli scantinati del carcere di San Sebastiano a Sassari, è ritornato alla luce grazie al minuzioso recupero eseguito da 6 detenuti.
Tra i faldoni salvati dall’oblio c’era quello relativo al caso di Bachiso Falconi che, per la sua singolarità, ha colpito in maniera particolare Vittorio Gazale. “Ho impiegato quattro anni – ha raccontato – per raccogliere atti, verbali, deposizioni, fotografie d’epoca, testimonianze e tutto questo materiale, unito alla produzione poetica di Falconi, dimostra l’approssimazione e la palese inconsistenza delle prove addotte a carico dell’imputato”. Coautrice del libro è Antonella Peddio, nipote di Bachis, coinvolta nel progetto da Gazale: “ Ho accettato con gioia: lo dovevo ai mio nonno e a mia nonna, morta a 97 anni. Lei, sino alla fine, ha divulgato le poesie del marito, versi che urlano la sua innocenza e riabilitano la sua memoria”.
Piero Marras ha ricordato che quando la notizia dell’uccisione di Falconi fu comunicata a sua moglie, lei “quasi ubbidendo a una tradizione poetica di famiglia, ha improvvisato un attitu sulla morte del marito. Appassionato e struggente l’ho fatto mio unendolo ad un altro brano composto con Paolo Pillonca su Samule Stochino, anche lui ucciso a tradimento”. Lo ha quindi cantato, accompagnato dalla sua chitarra, sui titoli di coda di un documentario pregevole che ha raccontato, con l’ausilio di immagini inedite e varie interviste agli anziani di Fonni, gli episodi salienti e i risvolti meno noti della storia di Bachisio Falconi. Toccanti le dichiarazioni della cognata Anna Rosa (sorella di Anna, moglie del bandito poeta) che ha gettato una nuova luce sulla figura di Bachis, fidanzato, marito e padre, latitante e braccato, eppure pieno d’amore e di poesia.