
Ora viene il bello. Eh sì, perché l’atterraggio di Gianni Sarti nella poltrona occupata per cinque anni da Mario Gattu somiglia molto a una svolta nell’articolata (e qualche volta tormentata) storia del Cipnes, ente potentissimo e non sempre in sintonia (parliamo del passato) con il Comune principale (Olbia), nel cui territorio ricade la sede.
LA DIREZIONE. A Cala Saccaia, più d’uno degli oltre duecento dipendenti, ama ripetere (senza farsi sentire dai piani alti, ovviamente): “Qui non si muove foglia, che il direttore non voglia”. Il giudizio è unanime, e l’accezione che gli si dà dipende dalla storia consortile e dalla collocazione politico-territoriale di chi lo pronuncia. Un fatto è certo: nessuno – a partire dal presidente quale che sia – può permettersi di non andare d’accordo con Aldo Carta, vero “deus ex machina” di un Consorzio che, sotto la sua guida, ha ottenuto risultati significativi. Nato a Arzachena (è stato anche consigliere comunale e anche oggi è molto attento alle vicende del cento smeraldino), cresciuto nella democrazia cristiana fin da ragazzo (lui ne va fiero), assunto da giovanissimo sotto la presidenza di Antonio Satta, Carta è un gran lavoratore (il classico “culo di pietra”) e può partecipare ai campionati mondiali di riservatezza. Nessuno può vantarsi di averlo mai intervistato. Strappargli un virgolettato è impresa titanica, salvo non si tratti di una breve e ovvia dichiarazione di maniera. Un mix di lucidità, preparazione e cinismo che gli consente di controllare tutto e tutti.
COPPIA AFFIATATISSIMA. La cronaca di qualche tempo fa riporta una frase di Settimo Nizzi, all’indomani della sua nomina a presidente del Cipnes. A suoi amici più fedeli, l’attuale sindaco di Olbia annunciò che il suo primo bersaglio da colpire sarebbe stato proprio Aldo Carta. Da politico abile e scaltro, poi, Nizzi si dovette riposizionare e capì in fretta che la sua contrapposizione al superdirettore l’avrebbe penalizzato non poco. E in un batter d’occhio, i due diventarono non solo affiatati al mille per mille nella gestione del Consorzio, ma anche amici sul piano personale. Anche oggi sono legatissimi. Si sentono spesso. Vanno spesso a cena insieme. Si consultano. Uno chiede consigli all’altro (non si sa chi comincia). E anche oggi il sodalizio appare più che saldo che mai.
IL RUOLO DEL GOVERNATORE. Nizzi è tronfio perché ha vinto la sua personale battaglia, cioè quella di impedire a Fedele Sanciu non solo di diventare presidente, ma anche di contare un po’ nel cda dell’ente, dopo la nomina da parte del comune di Buddusò. L’ha vinta perché, al netto dei racconti paludati sulla riunione decisiva svoltasi a Cagliari alla presenza di Giovanni e Massimo Satta, Quirico Sanna e dello stesso Fedele Sanciu, la scelta di un sardista come Gianni Sarti è il frutto di una precisa richiesta dello stesso governatore Christian Solinas, pronto ad appoggiare con i voti sardisti la candidatura di Nizzi alle comunali solo se il primo cittadino avesse rinunciato alla vocazione dell’asso pigliatutto.
FIDELI SACRIFICATO. Eh sì, perché l’uomo designato (da anni) alla presidenza era Livio Fideli, già assessore comunale all’urbanistica, consigliere d’amministrazione con la gestione Gattu e oggi riconfermato nel cda (senza incarichi) con la presidenza Sarti. Fideli è una persona mite, riservata, uno che non ama polemizzare, almeno in pubblico. Non si può negare che il principale deluso dall’esito della partita sia lui, persona perbene e vittima sacrificale di chi gli aveva garantito il posto e che oggi ha dovuto desistere in nome di quella che qualcuno definisce “la ragione di stato”.
E L’OPPOSIZIONE? Nella vicenda Cipnes, non c’è nemmeno l’ombra dei partiti d’opposizione ai governi regionale e locale. Per ora, registriamo solo che il candidato a sindaco della Grande Coalizione, Augusto Navone, nel corso di un’intervista televisiva al sottoscritto ha dichiarato di voler collaborare ma anche di modificare (in caso di vittoria, ovviamente) i rapporti con il Cipnes, “dando voce a quelle imprese che si lamentano per l’esosità di alcune tariffe e servizi”. La posizione non è ovviamente sfuggita alla direzione (e al presidente Gattu), e qualche rimostranza è arrivata in un battibaleno anche a influenti esponenti del Pd, che hanno un certo ascendente nei confronti dello stesso “competitor” di Nizzi.
Gianni Sarti naturalmente non è un marziano. E si è dimostrato abile (oltre che ben consigliato) nel momento in cui, nel suo primo discorso pubblico, ha sottolineato tutta la sua disponibilità a mettersi al fianco della direzione generale per portare a compimento le opere già avviate e la “mission” generale dell’ente. Insomma, ha vinto Nizzi, ha vinto Sarti, hanno perso Fideli e Sanciu. Ma ha trionfato ancora una volta l’inossidabile Aldo Carta.