
“Come Fp Cgil abbiamo sempre pensato che la sanità sarda, senza una nuova riforma della Rete Ospedaliera e senza un nuovo Piano Sanitario Regionale non poteva funzionare. E che una riforma calata dall’alto senza il confronto con le Amministrazioni Territoriali, le Parti Sociali e gli operatori avrebbe portato ad una Sanità non vicina a cittadini non capace di soddisfare le esigenze di tutti i Territori”, inizia così il comunicato stampa della Cgil sulla questione della sanità.
“Due anni fa partì l’Ats e quindi il nuovo sistema sanitario sardo e con essa la ricentralizzazione della sanità. Una scelta che allora definimmo e continuiamo a definire elefantiaca e centralistica e per questo lontana dai bisogni dei cittadini e dal bisogno di sanità della popolazione sarda – si legge – contestualmente, in solitudine la Regione Sardegna rimodulava il sistema di Rete ospedaliera applicando quasi alla lettera il decreto Balduzzi accorpando, rimodulando, ristrutturando i Presidi Ospedalieri, riducendo i posti letto e dando nuovi spazi alla Sanità Privata. Non ultimo la cancellazione di un sistema di contrattazione integrativa consolidato e funzionante in tutte le ex aziende Sanitarie e lo svuotamento delle relazioni sindacali nei territori.
Va da se che una gestione strutturata sull’accentramento penalizza le periferie, soprattutto quando una riforma viene fatta con la scure dei tagli e delle ristrutturazioni. Ma soprattutto quando le riforme vengono fatte per fare cassa e non per dare maggiori servizi. Infatti noi continuiamo ad sostenere che le riforme devono essere fatte per costruire una sanità vicina e prossima ai cittadini e ai territori di riferimento.
Questa riforma in Gallura non solo ha penalizzato i cittadini che si sono sentiti abbandonati, e non garantisce i servizi , ma ha penalizzato anche gli operatori che devono lavorare in condizioni precarie, come gli operatori della medicina di Olbia che sono costretti a sopperire alle carenze del personale in malattia 14 Oss tra cui 7 in malattia, questo significa turni stressanti, ferie e permessi bloccati – in conclusione -. Crediamo come fp Cgil che bisogna mettere assieme il bisogno della sanità della popolazione, dare servizi, accoglienza e cura, ma soprattutto la qualità del lavoro e la sicurezza degli stessi operatori. Insomma creare quel percorso positivo che 883 aveva generato”.