
In merito alla vicenda apparsa sul nostro giornale sulla questione della diatriba tra la chiesa di Golfo Aranci e parte delle comunità di Porto Rotondo e Rudalza, interviene la diocesi di Tempio Ampurias con una nota dell’ufficio stampa: “La Chiesa diocesana – si legge nel documento – non interviene in faziose polemiche a mezzo stampa nei confronti del sacerdote di turno, promosse per lo più da sparuti gruppi di persone che mutuano da altri ambienti e contesti il modo urlato di presentare le proprie ragioni. Polemiche, quindi, che niente hanno a che fare con lo stile pacifico e dialogico della Chiesa”.
“Tuttavia – prosegue il comunicato – ritiene doveroso dire qualche parola di chiarimento circa il recente caso suscitato da un sedicente gruppo di fedeli di Rudalza nei confronti dell’attuale parroco don Dario D’angelo. Innanzitutto, va a don Dario il convinto sostegno e vicinanza del vescovo e della comunità diocesana, come già fatto dalla restante parte della comunità rudalzina. Il sacerdote, peraltro, agisce in costante sintonia con le direttive della massima guida della Diocesi, con tratto fermo nei principi e nei valori, ma garbato e gentile nelle relazioni interpersonali.
È anche doveroso ribadire, tuttavia, che lo spirito che anima la vita della comunità cristiana, sotto la responsabilità di chi ne è guida e pastore, è la comunione, il dialogo e il rispetto dei reciproci ruoli e compiti. Il precipuo mandato del parroco è quello di essere garante e promotore dell’armonia fra tutti, evitando che l’uno prevalga sull’altro. E quando qualcuno pretende di prevalere sugli altri, oppure è elemento di divisione, è dovere del parroco intervenire per eliminare tutti i motivi di lacerazione. Nella Chiesa c’è posto per tutti e tutti devono sentirsi a casa loro.
Nessuno viene escluso, ma a nessuno è permesso di avere pretese o primati che non gli spettano. Legge suprema della Chiesa è il Vangelo dell’amore. Inoltre, l’ordinato snodarsi della sua vita e della sua missione è assicurato dalle norme universali del Codice di Diritto Canonico e da quelle particolari emanate dal Vescovo diocesano. Di ciò è responsabile e garante il parroco nella propria comunità. Non padrone, quindi, ma garante e guida necessaria, senza la quale facilmente si cadrebbe nei pericolosi personalismi e in una sorta di anarchia anti ecclesiale. Chi volesse sovvertire ciò si pone da solo al di fuori. Ciò non toglie che anche verso chi sbaglia vige sempre la legge del perdono, se si pente e si rimette in cammino insieme agli altri, in spirito di comunione.
È questa la linea che vale per Golfo Aranci e Rudalza, come per qualunque altra comunità parrocchiale. Rammentando, infine – conclude il comunicato – che chi compie furti in chiesa, oltre al sacrilegio sotto il profilo morale e canonico, commette anche un reato sotto il profilo civile. Le nostre chiese sono piene di arredi e oggetti di culto donati dai fedeli. Ma nessuno, dopo averle donate, ne vanta la proprietà, che è della comunità tutta, con il parroco quale custode legale. La Chiesa lascia le sterili polemiche a chi le vuole e le promuove, continuando serenamente la propria missione”.