Non c’è stata alcuna corruzione né turbativa di gare e tanto meno associazione per delinquere o falso in atto pubblico. Il giudice per le indagini preliminari, Caterina Interlandi, su richiesta del procuratore Mauro Lavra, ha archiviato la vicenda che stabilisce di fatto il non luogo a procedere nei confronti di 13 persone, tra cui funzionari pubblici e imprenditori.
PRIMA E SECONDA INCHIESTA. Per cominciare a fare luce su un fascicolo corposo, molto intricato e pieno di ramificazioni, occorre chiarire che l’inchiesta è passata nelle mani di due procuratori: prima Luciano Tarditi e poi è subentrato Mauro Lavra. Tarditi costruisce un articolato castello accusatorio mentre Lavra lo manda in pezzi al punto che chiede al Gip l’archiviazione. In buona sostanza il giudice Interlandi non ha rilevato prove tali da aprire una fase processuale.
GLI INDAGATI. Nell’inchiesta erano finite 13 persone tra funzionari pubblici e imprenditori. L’elenco ha visto sottoposti a indagine il direttore del Cipnes Aldo Carta (61 anni), i dirigenti dell’ente Gianni Maurelli (61 anni) Antonio Catgiu (62 anni), il dipendente Alessandro Piu (50 anni), per il comune di Olbia il sindaco di Olbia Settimo Nizzi (66 anni) e il dirigente Antonello Zanda (64 anni), gli imprenditori Rudolf Scudellari (54 anni), Mario Pinna (54 anni), Salvatore Fatigati (64 anni), Gianni Filigheddu (51 anni) e Gianluca Vidale (53 anni), Fabio Sanna (42 anni)
GLI APPALTI. Sotto la lente, a seguito di un esposto depositato in Procura da due dipendenti dello stesso consorzio industriale, passano quattro appalti importanti. Due del Cipnes e due del Comune collegati in quanto le ditte incaricate erano comuni agli appalti aggiudicati dai due enti: Cipnes 1) La pista ciclabile con la copertura di impatto fotovoltaico della zona industriale. Cipnes 2) Gestione della discarica di Santu Spirito e dell’impianto fotovoltaico di Azza Ruia. Comune 1) Lungomare di Olbia ansa Sud. Comune 2) Rifacimento dei ponti di via Petta e di via Galvani.
LE AZIENDE. Nel mirino finiscono le aziende: Consorzio Stabile Sinergica di cui fa parte Apulia srl (lungomare di Olbia e pista ciclabile con Aire srl), Simbio srl (per i ponti) e Green Energy srl (Spirutu Santu e Azza Ruia).
SOLDI E MOZZARELLE. Secondo l’indagine la corruzione era riferibile a 100mila euro che sarebbero stati pagati da Green Energy ad Aldo Carta. Accusa, però, basata su non meglio specificate “voci” come si legge negli atti. Voci di chi? Non è dato sapere. In realtà non è emersa nessuna traccia di movimento di denaro. Reale invece l’altro ramo anche se impropriamente ascritto come “corruzione” che ha riguardato invece cibo di qualità: mozzarelle, formaggi e olio provenienti dalla Puglia, sede della Apulia. Nella conclusione del procuratore Lavra, i prelibati prodotti del Tavoliere sono stati distribuiti anche ad altre persone non coinvolte negli appalti e, oltretutto, non possono essere considerati “regali per ottenere appalti milionari”.
VIZI NELLE PROCEDURE. Altri addebiti hanno riguardato le procedure per gli appalti. La consulenza disposta dalla Procura, però, non è andata oltre il riscontro di “lievi anomalie”. Oltretutto nella relazione si è parlato “di ragioni di perplessità rispetto alla correttezza delle procedure di gara ma non è stata individuata alcuna irregolarità riconducibile ad una violazione del codice degli appalti”. Troppo poco, insomma, per portare gli indagati a processo. Del resto, come cita il dispositivo di archiviazione, non è stato individuato “l’atto contrario ai doveri di ufficio e anche per gli altri delitti non vi è una prova della esistenza degli stessi”.
ZAVORRA ORIGINALE. A leggere gli atti formali della corposa indagine chiusa definitamente con l’odierna archiviazione, si ha la sensazione di una grande fragilità accusatoria partita, probabilmente, da un evidente stato di sofferenza di due impiegati interni al Cipnes ma poggiata più su ipotesi, addirittura “voci”, che su fatti reali. Buona parte della zavorra, scaricata per insussistenza dal procuratore Mauro Lavra, come si legge nello stesso fascicolo, proveniva da precedenti addebiti di una delle aziende coinvolte: la Apulia. A questo proposito, infatti, sembra aver orientato tutta l’indagine un provvedimento assunto nel 2017 dal Prefetto di Bari nei confronti dell’azienda pugliese in un procedimento penale per l’affidamento di un appalto per il teatro di Acquaviva delle Fonti e per il trattamento delle acque reflue. Ma quella era un’altra storia.
Gli indagati sono stati difesi dagli avvocati Marzio Altana, Pietro Carzedda e Marco Petita.