Si conclude dopo 15 anni il processo per il tentato omicidio avvenuto nel 2008 a Monti, che vedeva come imputato Antonello Chessa, accusato di aver accoltellato Augusto Busia durante una lite. Secondo l’accusa, che aveva chiesto tre anni carcere per l’imputato, Chessa avrebbe colpito Busia con tre fendenti, due diretti al collo e uno all’addome, sfiorando il cuore.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Giampaolo Murrighile, ha cercato di dimostrare che l’azione di Chessa era dettata dalla necessità di difendersi. Secondo la ricostruzione difensiva, Busia, fisicamente più robusto, avrebbe aggredito Chessa con pugni e schiaffi, costringendolo contro una grata. Il coltello, quindi, sarebbe stato utilizzato esclusivamente per difesa personale, causando lesioni ma senza l’intenzione di uccidere.
Per l’accusa, rappresentata dall’avvocato Pietro Orecchioni, non si tratta di assoluzione ma di proscioglimento per prescrizione: “Il collegio ha ritenuto che il reato da contestare al Chessa fosse quello di lesioni aggravate dall’uso dell’arma contro soggetto disarmato e dunque – non si può parlare di – legittima difesa ma di un’aggressione che ha comportato delle lesioni aggravate e non un tentato omicidio. Ci riserviamo comunque ogni ulteriore commento alla presa visione delle motivazioni”
Il tribunale di Tempio Pausania in composizione collegiale, presieduto dal giudice Caterina Interlandi, accogliendo le argomentazioni della difesa, ha dapprima riqualificato il reato da tentato omicidio a lesioni lievi, ed essendo trascorsi più di 15 anni dai fatti, ha dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. L’imputato, presente in aula, ha accolto con sollievo la sentenza che pone fine a un lungo iter giudiziario iniziato nel 2008.