In merito alla discussione sul PUC nel corso dei Consigli comunali della scorsa settimana, interviene il Consorzio dei Molluschicoltori che intente “correggere alcune inesattezze lette, sia per sottrarci dalla polemica politica, sia per porre l’accento esclusivamente sulle reali questioni tecniche, ambientali, economiche e storiche che ci riguardano. Tutte riportate nelle nostre Osservazioni al PUC”.
“Desideriamo rassicurare – si legge nella nota a firma del presidente del Consorzio, Raffaele Bigi – quanti hanno a cuore la nostra attività ed i nostri prodotti: non ha alcun fondamento l’affermazione che “il PUC prevede il raddoppio del porto turistico di Sa Marinedda, con lo sfratto definitivo dal golfo alle aziende olbiesi della mitilicoltura”.
Sicuramente questa ipotesi – riferita peraltro ai soli 15 ettari adiacenti il porto turistico, non all’intero golfo – era ed è nelle recondite intenzioni di diversi soggetti istituzionali e imprenditoriali. E non da oggi peraltro, ma sin dal lontano 2010, quando venne “adottato” un Piano Regolatore del Porto da noi contestato perché illegittimo ed infatti cassato successivamente, mai entrato in vigore ed a tutt’oggi dunque “inesistente”; viceversa nel PUC lo si espone come se invece il P.R.P. fosse vigente.
Per la parte relativa alla molluschicoltura, la competenza costituzionale unica è della Regione Sardegna che infatti ha rilasciato al Consorzio la relativa Concessione Demaniale di circa 150 ettari per quindici anni a seguito di “Procedura comparativa mediante pubblicazione di un Avviso pubblico”, in conformità a norme europee; la concessione è stata ulteriormente prorogata con la Legge regionale 31.12.2020 sino al 31 dicembre 2032.
Nella concessione sono compresi anche i circa 15 ettari adiacenti al Porto turistico Marina di Olbia che pertanto, almeno sino al 2032, sono nella disponibilità ed il possesso legale del Consorzio. E la revoca – anche parziale – di tale area può avvenire solo per un reale “interesse pubblico” e non ci pare sia il caso di un Porto turistico privato..
Per tutto ciò il Comune non può inserire nel PUC previsioni di alcun genere in ambiti demaniali di competenza di altri soggetti (A.D.S.P. e R.A.S.).
Ed infatti, furbescamente diremmo, i redattori del PUC non esplicitano nulla in merito, lo danno come programmato all’interno del Piano Regolatore del Porto, limitandosi ad inserire nella cartina allegata alla descrizione di “criticità e risorse del Quartiere Poltu Quadu” (pag.89) un piccolo trafiletto, quasi invisibile, che recita “ambito eventuale ampliamento Porto Sa Marinedda” (vedi allegato).
Viene quindi riportata la planimetria generale del citato ed inesistente Piano Regolatore Portuale, ribadiamo cassato come detto perché illegittimo. Non aggiungiamo ulteriori commenti.
Viceversa, contravvenendo palesemente alle norme cogenti, nel PUC non vi alcuna previsione su dove sia previsto lo sviluppo delle attività complementari di lavorazione e confezionamento di molluschicoltura e pesca (zona D), oltre che di quelle di ittiturismo (zona E).
Inoltre, come riportato nelle Osservazioni, non vanno dimenticate le ulteriori questioni di carattere ambientale ed economico che ostacolano, se non impediscono, ogni velleità di “ampliamento verso est” della Marina di Olbia.
Ciò detto, valuteremo se procedere ad eventuali azioni legali di ricorso, ma lasciamo ad altri il compito della verifica della legittimità del procedimento di adozione del PUC (che pare comunque viziato in alcuni passaggi) rimarcando peraltro che – come sempre avvenuto – vigileremo su qualsiasi procedimento ci riguardi, che dovrà rispettare il nostro passato e presente, ma soprattutto il nostro futuro, per lasciare a chi ci seguirà il patrimonio storico, economico, culturale ed enogastronomico del nostro settore, compresa la canzone che rappresenta la nostra città ed è nel cuore di tutti gli olbiesi: “S’Indattaraiu”.
Continueremo pertanto a produrre le nostre eccellenze per altri 100 anni, con buona pace per chi ha ancora in testa le astruse velleità sopra evidenziate”.