“C’è un silenzio assordante che mi preoccupa circa l’inizio dei lavori volti alla costruzione in Gallura del nuovo ospedale Mater Olbia”. E’ la denuncia di Giuseppe Meloni, consigliere regionale del Pd, che ricorda come poco più di un mese fa, il 28 maggio, “il premier Renzi in persona, con Presidente della Regione, parlamentari sardi, assessori e consiglieri regionali, sindaci della Gallura, nonché Autorità militari e religiose, hanno partecipato ad Olbia ad un’assemblea con la popolazione al fine di sancire l’avvio dei lavori che avrebbero condotto, in tempi relativamente brevi, alla realizzazione del nuovo ospedale sardo e alla conseguente auspicata apertura. In quella occasione venne siglato il tanto sospirato accordo tra la procedura concorsuale ‘Monte Tabor’, proprietaria delle aree, la fondazione Luigi Maria Monti e la Qatar Foundation.”
“L’annunciata apertura del nuovo ospedale – ha aggiunto Meloni – ha inevitabilmente suscitato grosse aspettative nel territorio sardo e gallurese, sia in termini di ricadute occupazionali per il personale che dovrà essere assunto, sia per le imprese sarde che aspirano a giocare un ruolo da protagonista nella esecuzione dei lavori per la realizzazione del Mater Olbia. A questo scopo, sono stati costituiti consorzi di imprese sarde che si candidano ad essere i punti di riferimento per l’esecuzione dei lavori.
Al contrario arrivano preoccupanti notizie circa il possibile affidamento a gruppi di imprese provenienti dalla Capitale e dalla Penisola, anche molto discusse e già all’attenzione dell’Anac, che si candidano prepotentemente alla esecuzione dei lavori, con relativa esclusione delle imprese sarde o consentendo un loro coinvolgimento marginale”.
Il consigliere gallurese conclude con un invito ad intervenire diretto alla Regione, che peraltro è previsto sosterrà questa impresa con 56 milioni l’anno di finanziamenti sanitari, per “chiarire che i lavori di ristrutturazione di immobili, anche ospedalieri, siano assolutamente alla portata delle imprese sarde, senza che debbano arrivare dalla penisola altre imprese, lasciando in loco solo briciole o manovalanza. Questo potrebbe concretamente accadere inizialmente con riferimento all’esecuzione dei lavori e, immediatamente dopo, per la gestione dei servizi direttamente o indirettamente collegati all’ospedale. Il timore concreto è che si possa aprire in questo modo una delle pagine più brutte di colonialismo che la Sardegna e la Gallura abbiano mai subito.
In collaborazione con (admaioramedia.it)