Con la conferenza di servizi dell’ottobre del 2014, il Comune di Olbia aveva affondato il progetto di trasformazione del molo Benedetto Brin in un porto per maxi yacht proposto dalla Quey Royal: 7 milioni e mezzo di investimento per circa 60 posti barca extra lusso. L’atto aveva tutta l’aria di una pietra tombale sulla vicenda. Ora invece, il Tar della Sardegna accoglie il ricorso degli imprenditori privati (una parte è olbiese e fa riferimento alla General Port Services con sede in Piazza Regina Margherita) e riporta a galla il progetto. Esulta Pietro Carzedda (FI) mentre l’assessore Carlo Careddu (PD1) incassa, non commenta la sentenza ma prende le distanze da un progetto interamente privato.
“La sentenza del TAR è una grande notizia per la nostra città – ha dichiarato il consigliere di minoranza, il forzista Pietro Carzedda -. Contestammo l’amministrazione comunale di Olbia quando bocciò, sbagliando e per motivi esclusivamente politici, il progetto del porto turistico verso il quale siamo sempre stati favorevoli”. Secondo Carzedda l’iniziativa, se dovesse essere realizzata rappresenterebbe “un intervento di riqualificazione del molo Benedetto Brin che permetterà alla nostra città di proiettarsi verso un turismo di alto livello“.
Non entra nel merito della decisione del TAR l’assessore dell’Urbanistica Carlo Careddu: “Per abitudine non commento le sentenze. – ha dichiarato il vicesindaco -. Ciò detto vorrei sottolineare che la precedente bocciatura del progetto della Quey Royal da parte del Comune non fu una scelta politica ma esclusivamente tecnica.”
Dal punto di vista della vision futura Careddu parla chiaramente di un idea di sviluppo differente rispetto al progetto Quey Royal: “Ben vengano i privati – aggiunge -, ma ritengo che nel cuore della città l’amministrazione pubblica non possa essere tagliata fuori -. Bene i maxi yacht ma anche le imbarcazioni di media dimensione capaci di offrire ricadute vere sull’economia della città. Vogliamo evitare che il tratto più pregiato del nostro porto finisca col diventare un parcheggio per navi che abbia ricadute economiche positive solo per chi lo gestisce e non per l’intera città”.