È in corso l’esame autoptico sul 63enne britannico proprietario del motoscafo Magnum denominato Amore che ieri nel tardo pomeriggio si è schiantato conto le rocce di Li Nibani, nelle acque di Porto Cervo.
Nel frattempo la Procura di Tempio Pausania ha aperto un’inchiesta disponendo il sequestro della barca, rimorchiata presso il porto di Porto Cervo per scongiurare l’affondamento dell’unità con le ricadute di natura ambientali. Resta da accertare se, tra le cause dell’impatto, abbia influito la velocità e il tentativo di evitare altre unità presenti in zona.
Tra i nuovi particolari si è appreso che erano sette e non quattro le persone a bordo dell’Amore battente bandiera italiana (iscritta a Monfalcone). Il Mayday è stato lanciato mentre la barca imbarcava acqua dopo aver urtato frontalmente gli scogli riportando ingenti danni tali da comprometterne il galleggiamento.
I naufraghi sono stai trasbordati sull’unità “Sweet Dragon”, presente nei pressi del luogo del sinistro. Le operazioni di soccorso sono state coordinate dalla sala operativa della Direzione Marittima del Nord Sardegna, al comando di Giovanni Canu che ha disposto l’invio in zona di due motovedette, la 894 da Olbia e 306 da La Maddalena, coordinando in contemporanea l’intervento del 118.
A nulla sono serviti i tentativi di rianimare l’armatore sessantatreenne, soccorso in stato di incoscienza da un’unità di bandiera maltese presente in zona. Delle altre persone a bordo, quattro sono state trasportate presso l’ospedale di Olbia, delle quali due ricoverate con codice rosso e due con codice giallo. Nessuna delle quattro persone è a rischio di vita.