OLBIA. Sono in corso le operazioni di contenimento del calore all’interno del capannone andato distrutto nel vasto incendio divampato ieri pomeriggio nel cantiere Nautica Acqua, in via Madagascar, nella zona industriale di Cala Saccaia. I Vigili del Fuoco stanno operando ininterrottamente per abbassare la temperatura della struttura che è andata completamente distrutta. Diverse travi del tetto sono crollate e si temono altri cedimenti. Per questo motivo la zona è stata strettamente interdetta a chiunque.
Questa mattina sul posto sono arrivati il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tempio Pausania Gregorio Capasso e il comandante dei Carabinieri di Olbia Michele Monti. Presente anche il personale dello Spresal della Asl Gallura.
La scena all’interno è desolante. “Non è rimasta neanche una vite intatta” dice con gli occhi lucidi un dipendente dell’azienda che per tutta la notte è rimasto nel cantiere per dare una mano. Il capannone è ormai solo un ammasso di vetroresina e plastica bruciata.
Secondo una prima ricostruzione, il rogo sarebbe partito dall’impianto elettrico di una barca che non era sottoposta ad alcuna lavorazione. Anche per questo motivo l’incendio è divampato senza che nessuno potesse intervenire. Quando è stato dato l’allarme il rogo aveva già avvolto alcuni scafi.
Una delle responsabili del cantiere è ancora scossa. Va avanti e indietro all’esterno della zona interdetta: “Non so cosa succederà adesso – dice – e in questo momento non ho neanche la lucidità per capire come si evolverà questo dramma”.