
Tra i principi che regolano, in ambito europeo, l’affidamento degli appalti da parte di Enti Pubblici, riportati in apposito Trattato, vi sono la parità di trattamento e la non discriminazione (che, insieme, integrano l’equità di accesso per tutti i possibili concorrenti), la proporzionalità, la trasparenza e la pubblicità; solo l’applicazione di questi principi garantisce l’effettiva concorrenza, da intendersi come modalità di attribuzione degli appalti tale che l’Amministrazione aggiudicatrice sia in grado di comparare diverse offerte e scegliere la più conveniente in base a criteri oggettivi.
La Corte di Giustizia europea ha esplicitamente sottolineato l’importanza del principio di non discriminazione, sulla base del quale, per esempio, non possono essere ritenuti criteri validi la scelta di privilegiare imprese locali (ipotetico affidamento a Studio d’Equipe) o l’utilizzo di requisiti che attengono all’esperienza professionale accumulata (affidamento a Mancini-Tilocca).
Nella mia lettera del 19 us mi sono chiesto come mai non vi fossero in discussione una pluralità di progetti. Evidentemente, era una domanda retorica; infatti, conoscevo bene la risposta!
I nostri Amministratori si sono comportati come un cittadino qualsiasi che deve progettare la sua casetta, il quale, obtorto collo, non può permettersi, data l’esiguità degli importi, una gara tra professionisti fra cui scegliere l’elaborato meno costoso e qualitativamente più valido.
Essi in violazione dei principi di cui sopra, che hanno tentato di miseramente di eludere, per esempio, scindendo l’appalto in due distinte tranche, si sono comportati, come minimo, da principianti denotando una grande dose di autoreferenzialità nell’attribuire alla coppia Mancini-Tilocca l’etichetta dei migliori fra i possibili concorrenti.
Ma anche nell’ipotesi che siano i migliori nella progettazione, hanno mai pensato, i nostri Amministratori che potrebbero non aver avuto, simili luminari, la migliore idea?
Ancora una domanda: come possiamo fidarci delle scelte effettuate da Amministratori i quali non sono in grado di capire la differenza fra gestire risorse familiari (limitate, per quanto, per qualcuno, elevate) e risorse pubbliche (ingenti, come nel caso particolare)?
Infine: come possiamo fidarci di chi ha un così scarso amore per la propria Città, il quale non si è nemmeno posto il problema di indagare possibili soluzioni alternative?
Flavio G. LAI