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Primo giornale online di Olbia

Raccolta differenziata. “Iniziativa zoppa”

4 Febbraio 2015 ore 23:11 di Mauro Orrù   



“Qui ad Olbia è iniziata in alcune zone la raccolta differenziata porta a porta; penso ( e di certo non sono il solo ) che tale iniziativa stia partendo con il piede sbagliato, anche sulla base di tanti pareri di altrettanti concittadini e viste le prime sintomatiche defezioni a modo di avvisaglia che manifestano evidenti disagi e fastidi già dalla prima settimana di servizio: ho detto piede sbagliato, ma vedo possibile il fatto che strada facendo l’iniziativa possa correre il rischio di restare zoppa del tutto. Mi riferisco alle norme di conferimento che ci sono state consegnate dalla Devizia, con il benestare dell’Assessorato all’Ambiente che al pari dei tanti concittadini citati trovo in parte grottesche ;

ci viene richiesto infatti di ” pulire e sciacquare il vetro e le lattine di ogni tipo, i contenitori in tetrapack del latte, pomodoro, succhi di frutta ecc ecc,; sciacquare e schiacciare la plastica; pulire e senza residui ( con acqua o scottex? ) i piatti, bicchieri, posate in plastica e i vasi da giardino solo di origina domestica; l’umido solo in buste biodegradabili ovviamente da comprare e dulcis in fundus il cartone bene impilato e rilegato !!! Magari non guasterebbe una rifinitura con il phon, prima di metterli nel contenitore: difficile l’accettare che si sta parlando di RIFIUTI DA PULIRE E LAVARE con relativo spreco e spesa di acqua corrente e scottex in aggiunta alla Tari, quasi come fossero da riutilizzare per nostro interesse e comodità: mi chiedo questo assurdo eccesso PERCHE’, PER CHI E PER COSA?

Penso sia ragionevole il rivedere al più presto tali NORME evitando l’uso della forza che credo totalmente controproduttiva, per evitare che le defezioni citate all’inizio possano aumentare gradualmente, riproponendo così a breve il sacchetto selvaggio e il ritorno delle discariche dentro e fuori città. Vi invito a valutare la possibilità non molto remota che tanti cittadini possano non ritenere giusto quanto gli si sta chiedendo in conto ad assurdità, e che per questo decidano di conferire i materiali DA BUTTARE così come si trovano dopo averli usati: provate ad immaginare quale sarà la loro reazione al ritrovarsi multati o altro per una cosa che ritengono più che giusta.

Sarebbe utile sapere dove andranno a finire tutte le tonnellate di materiali differenziati raccolti, lavati e puliti da noi che paghiamo la Devizia per il ritiro e che ( fino a prova contraria) li conferisce presumiamo a pagamento (difficile solo pensarlo il contrario) ai fruitori finali in cima alla scala che ridaranno vita a tutti i materiali e con la loro vendita, realizzeranno così utili al pari della Devizia o chi per loro. In tutto questo passar di mano è NATURALMENTE il cittadino a rimetterci di tasca in tutti i sensi e a non aver nulla, oltre la Tari e gli altri costi da aggiungersi ad essa da questa cosa grottesca, invertendo il detto e aggiungendo oltre alla beffa di questa situazione anche il danno economico in aggiunta alla Tari, in quanto questa pratica non è proprio esente da costi e fastidi, per come si vuol dare da capire, oltre quelli che giornalmente la vita ci sbatte in faccia. Viviamo tempi in cui si è saturi di tutto e di tutti, in cui la parola dare in linea di massima è percepita in modo negativo, e di conseguenza quando si dà qualcosa ci si aspetta sempre qualcos’altro in cambio ;

qui non si vede niente oltre il dare, e reputo che alle persone non sia di grossa soddisfazione e consolazione un domani il ricevere le lodi dall’Assessorato o il cercare di giustificare il tutto con il fatto che in tanti altri Paesi “civili” è già normale quotidianità e non hanno fatto problemi di alcun tipo, o magari il cercare addirittura di fare le pulci di tipo economico per quanto detto sono piccolezze di fronte alla battaglia ambientale da portare avanti e vincere e blablabla…. ( se il popolo lo vuole ) : credo non sia il caso di toccare quei tasti che al pari all’uso della FORZA vedo del tutto controproducenti”.

Giorgio Calvisi, Olbia

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