Gentile redazione. A seguito delle lettere apparse in relazione alla nascita dell’Avis a Olbia, sento il dovere di aggiungere alcune informazioni sull’operato di Franco Serra e sul periodo della nascita dell’associazione dei donatori di sangue (sua creatura a tutti gli effetti).
Allora, erano gli anni ’68-’69, i donatori venivano contattati tramite passa parola. Io fui coinvolto perché, in realtà, cercavano mio fratello che aveva donato il sangue qualche giorno prima. Così diventai donatore in un periodo in cui la grande necessità era, per la maggior parte, quella dei bambini microcitemici che venivano trasfusi anche più volte al mese. La ricerca di volontari da parte dei genitori era continua e vi lascio immaginare lo stato d’animo di quelle persone costrette a contare, con grande difficoltà, sempre sui soliti donatori, cioè i più adatti per gruppi e sottogruppi alle condizioni dei loro figli.
Anche da parte nostre era difficile spiegare loro di aver già donato, ad esempio, per altri pazienti che dovevano affrontare interventi chirurgici.
Franco Serra si caricò di questo problema e cercò di risolverlo con i mezzi di cui si poteva disporre allora: come diceva sempre: “la prima sede dell’Avis era il cofano della mia 850”. Poi arriva la prima vera e propria, in via S.Simplicio.
Fu proprio in quella stanzetta di pochi metri quadrati che conobbi Franco e un gruppo di persone che, come me, dopo che finiva di lavorare, andava in sede per coordinare quel gruppo di donatori e, contemporaneamente, accoglievamo le persone che ci cercavano per i loro famigliari.
Si andava a donare in tutta la Sardegna. Allora non esistevano le autoemoteche e neanche il trasporto dei flaconi di sangue. Non dimenticherò mai una vigilia di Natale quando un donatore trascorse la serata a Sassari aspettando il proprio turno per donare il sangue a un nostro concittadino. Oppure quella sera quando venni chiamato in fretta e furia per un incidente stradale ad Olbia. Io stavo seduto su una sedia mentre l’infermiere mi stringeva il braccio con le mani perché in quei momenti non si trovava il laccio emostatico mentre nella camera accanto il paziente urlava.
Di questi episodi posso citarne altri: eravamo sempre in giro dove c’era necessità.
Poi ci trasferimmo nella sede di via Cagliari e ci regalarono un ciclostile con cui iniziammo a realizzare anche un periodico di poche pagine. Franco sosteneva la gran parte delle spese. Attorno all’Avis iniziarono a nascere altre associazioni di volontariato come la Croce Bianca, l’Aido e Genitori dei talassemici.
Tutti gli statuti e i regolamenti vennero studiati e completati da Franco. Tutti davamo una mano intorno a questi progetti ma era sempre Franco, in quella stanzetta di pochi metri quadrati, che si occupava di tutto.
Non bastava più fare volontariato o convincere alla donazione iniziando dai parenti di chi chiedeva un flacone di sangue. Allora si cominciò a parlarne nelle scuole. Proprio in quel periodo diversi studenti sensibilizzati alla donazione del sangue divenne un gruppo di donatori disponibilissimo.
Ma la cosa di cui più andava fiero Franco Serra è stata la nascita del centro trasfusionale a Olbia. Dopo tanti tentativi di allacciare contatti con l’Ente Crespellani (l’allora gestore dell’ospedale) riuscì a contattare il commissario. Questo riconobbe la serietà della richiesta e la necessità ad Olbia di realizzare un centro trasfusionale adeguato per alleviare i problemi della comunità.
Il commissario si fidò totalmente di Franco Serra e chiese proprio a lui il primo elenco delle attrezzature necessarie, il nome del medico e infermiere da assumere. È così nacque il Centro Trasfusionale di Olbia.
Poi ci furono le “feste del donatore” e in quei momenti sentivamo la presenza degli olbiesi che in quel giorno ci facevano sentire l’affetto e la riconoscenza per il lavoro che facevamo
Vi ho scritto queste poche righe perché la gente della nostra città riconosca cosa è stata e cosa ci ha lasciato la persona di Franco Serra e mi piacerebbe, pensando di interpretare il pensiero di molti, che l’amministrazione comunale, in segno di riconoscenza, gli dedichi qualcosa che ci permetta di ricordarlo e onorarlo con più forza.
Angelo Fadda, tessera AVIS N° 35