Ha suscitato curiosità e interesse l’iniziativa promossa da Eni Live Station, che dal 18 luglio scorso ha installato in oltre 1700 stazioni di servizio sparse in tutta Italia, terminali digitali per il rifornimento di carburante che si rivolgono agli utenti, tra le varie lingue disponibili, anche nell’idioma locale. In Gallura, però la lingua utilizzata nei distributori è il logudorese e questo non è piaciuto all’Icimar e alla Consulta intercomunale Gallura.
Il progetto era stato avviato mesi fa in via sperimentale in circa 15 stazioni di servizio, ottenendo riscontri positivi da parte dei clienti. Eni ha quindi scelto di avviare l’iniziativa su scala nazionale, perché la lingua locale è una delle tradizioni che contraddistinguono i territori e contribuisce a creare un senso di appartenenza, offrendo spesso espressioni capaci di esprimere leggerezza, ironia e portare un sorriso.
Tuttavia in Gallura i terminali del gruppo Eni non si rivolgono al cliente in gallurese, bensì nella variante logudorese, come rilevato dall’Icimar e dalla Consulta Intercomunale Gallura. “Per questo motivo – si legge nel comunicato delle istituzioni da sempre impegnate nella promozione e valorizzazione della lingua e della cultura gallurese – invitiamo Eni a porre rimedio alla svista, nel rispetto del plurilunguismo che caratterizza profondamente la Sardegna”.
Il presidente dell’Icimar Giacomo Mannoni sostiene che “i galluresi parlano un’altra lingua e si aspettano che l’Eni rivisiti il programma e inserisca anche il testo in lingua sarda gallurese. Non sarebbe male che, nell’ occasione, anche i sindaci della Gallura facessero sentire la loro voce”.