OLBIA: “A compenso delle sue prestazioni le sarà corrisposta una retribuzione globale mensile netta di € 1.200,00 omnicomprensiva dei ratei di 13ma, trattamento di fine rapporto, ferie, rol, festività ed eventuali prestazioni di lavoro straordinario effettuato anche nei giorni festivi“. È quanto ha letto nel contratto di lavoro presentatogli al momento del colloquio.
Ma il giovane candidato a lavorare in una struttura ricettiva che opera nel comune di Olbia si è visto costretto a rifiutare e ha girato in redazione il contenuto dell’accordo.
“Stiamo scherzando? È una cosa assurda – commenta la segretaria della CGIL Gallura Luisa Di Lorenzo -. Questo contratto ha tutta l’aria di un accordo forfettario e come tale non è legale, e comunque un compenso di 1.200 euro onnicomprensivo a tempo pieno è una vergogna”.
Di Lorenzo ci spiega il perché questo contratto è decisamente al di fuori degli accordi nazionali di categoria: “Poi leggiamo che in questo periodo alcune aziende dichiarano che non trovano lavoratori. Ecco, la risposta l’avete ricevuta voi con questa sacrosanta segnalazione. Per fortuna queste condizioni disumane proposte con estrema disinvoltura da parte di alcune aziende nei confronti di lavoratori del ricettivo turistico vengono rispedite al mittente”.
Per giunta, secondo la Di Lorenzo quell’accordo da fame nasconde “orari di lavoro anche 12 ore al giorno e senza riposi settimanali. Ci sono casi in cui il contratto non viene neanche fatto firmare all’inizio del percorso lavorativo. Bisogna fare attenzione perché si parla di 1.200 euro netti ma si tratta di compenso onnicomprensivo”.
In sostanza, a fine stagione, il lavoratore si troverà con le buste paga in cui “nei soldi ricevuti ci sono le parti di tredicesima, quattordicesima e TFR. Il dipendente a fine contratto si aspetta una liquidazione di fine rapporto ma in questo caso non gli spetta nulla poichè tutto è stato già spalmato mese per mese sempre in quei 1.200 euro”.
La segretaria della CGIL sostiene che l’andazzo non è affatto in diminuzione. “Tutt’altro. Dal periodo della pandemia le cose sono peggiorate. Vi posso garantire che in questo periodo dell’anno negli sportelli dei sindacati c’è la fila media di una trentina di lavoratori che viene a chiederci di formulare le istanze di dimissioni. Oltretutto, nel caso in cui si accetti un contratto stagionale superato il periodo di prova, ci sono anche grosse difficoltà per le dimissioni perché nn sono previste nel tempo determinato e le aziende potrebbero anche sanzionare il dipendente e così si aprono le vertenze”.
Purtroppo per i sindacati come la CGIL si tratta di “pane quotidiano – sottolinea Luisa Di Lorenzo -. Disgraziatamente c’è anche un altro aspetto negativo. Hotel e ristoranti che si rivolgono a queste sigle minori non allineate con i contratti ufficiali finiscono per creare un dumping aziendale. Vale a dire che nel mercato da una parte ci sono strutture che hanno maggiori costi e tutelano il personale, dall’altra le aziende truffaldine che pagano poco i lavoratori, a volte persino con il sostegno dei consulenti che appoggiano contratti pirata, creando una concorrenza sleale e al ribasso”.
Per gli stagionali, dunque, occorre stare molto attenti ai contenuti dei contratti e, soprattutto, non farsi incantare da parole che lasciano il tempo che trovano. Prima di firmare l’accordo è sempre meglio rivolgersi agli esperti.