La Shoah sarà dimenticata quando anche gli ultimi sopravvissuti ci lasceranno? Purtroppo sì. Mai come quest’anno mi sento sola nel ricordare. Troppe parole, confusione, ipocrisie forse, ignoranza talvolta. “Gaza, guerra, pace, Israele, Palestina, ebrei, antisemitismo”: tutto insieme fa rumore, un rumore sordo che copre il ricordo.
Non si può cancellare la Storia ma i volti rigati dalle lacrime dei sopravvissuti che raccontavano la loro triste realtà nei campi diventano sbiaditi. Ora che non li vediamo di persona non ci emozionano più, e le parole e gli slogan delle piazze non ci fanno udire l’unica richiesta che i sopravvissuti hanno fatto e fanno: “Non dimenticate che la violenza che abbiamo subito noi e i nostri compagni di prigionia morti è stata generata dall’odio e dalle parole suggerite dall’odio.”
Sì, quando gli ultimi sopravvissuti ci lasceranno, dimenticheremo, perché non saranno più le loro cicatrici sul corpo e nell’anima ad emozionarci, non saranno più i loro visi rigati di pianto a raccontarci. Senza testimoni, troveremo solo fredde parole e numeri riportati sui libri: “Olocausto”, “sei milioni”, “undici milioni”. Parole scritte e non un volto, parole che non provocheranno nessuna fitta nel cuore. Vedremo nei libri foto così terribili e di una crudeltà così irreale da poter facilmente negare.
Mi sento sempre più sola nel ricordare. Troppo rumore si sovrappone: manifestazioni, slogan, social media. Ma non ci sono sfumature da interpretare né ricorsi storici da riconoscere oggi. Accadde 80 anni fa e quello fu: la deportazione nazista e lo sterminio di ebrei e degli altri nemici del Reich in un modo e con numeri ancora insuperati nella Storia.
Certo, io finché ho vita ricorderò mio padre, e forse mio figlio ricorderà il nonno ma già i miei nipoti confonderanno i libri di testo con qualcosa di famiglia dai contorni non più definiti. Inevitabile, certo, l’avanzare della Storia nel tempo ma, per favore, non acceleriamo i tempi dell’oblio sovrapponendo e confondendo con rumore, parole, slogan, interpretazioni ciò che fu.
Grazie,
Francesca Trivellin
Figlia di Ennio N. 110425 Mauthausen-Gusen 13 dicembre 1944 – maggio 1945