I palermitani l’hanno soprannominata “Piazza della vergogna” per via della nudità delle statue ma la piazza Pretoria del capoluogo siciliano, realizzata da scultori fiorentini del ‘500 è talmente bella da essere considerata una delle più importanti d’Italia. Piazza Regina Margherita di Olbia, invece, è una vergogna e basta. A dirlo questa volta non sono soltanto i commercianti ma gli abitanti del centro storico che assistono impotenti al suo inesorabile degrado. A cominciare dagli alberi, strozzati da luminarie che non funzionano fino alla struttura metallica, ora vuota, che un tempo conteneva la mappa della città.
Altro che salotto. Piazza Regina Margherita somiglia sempre più ad un garage utilizzato come ripostiglio per custodire cose che non servono più. Alcuni abitanti del centro storico ci indicano una per una le cose brutte che, inevitabilmente, chiamano il brutto. Gli alberi, uno diverso dall’altro, che non sono stati ancora potati, hanno i tronchi avvolti da vecchie luminare che, tra l’altro, non funzionano da tempo.
Addirittura c’è una prolunga elettrica della 380 appesa ad un ramo. Giusto per essere pronti a dare corrente ai “numerosissimi” eventi che si allestiscono in piazza. Il capolavoro, però, è nella struttura metallica “finto liberty” che un tempo conteneva la mappa turistica della città. La mappa è scomparsa ma la cornice con tanto di solide piantane, no! Non solo è inutile ma è persino pericolosa. Ci dicono che qualcuno ha rischiato di sgozzarsi andando a sbatterci al buio.
A proposito è persino inutile parlare di illuminazione pubblica in quanto, a parte i lampioni, quella centrale, di epoca post bellica, non funziona e nessuno ricorda l’ultima volta che ha visto quelle lampade accese. All’incrocio con via Porto Romano, dove sono in corso lavori segnalati da un pericoloso cartello di obbligo svolta verso il senso unico di Corso Umberto (!) c’è un enorme vaso in terracotta dove l’ultima pianta deve essere morta tanti anni fa e non è stata mai rimpiazzata. Ora viene utilizzato come maxi posacenere.
A tutto questo si aggiunge lo “spettacolo” delle transenne intorno al fatiscente palazzo dietro l’edicola abbandonato dai proprietari. E così, mentre dalle voragini continuano ad emergere antiche vestigia di un glorioso passato, il centro di Terranova capitale del Giudicato nonché prima sede vescovile della Gallura, si deve piegare al dominio del brutto e dell’incuria del nostro tempo. Le foto sono in fondo all’articolo.