★VIDEO★ PORTO SAN PAOLO. Negli archivi dei giornali non c’è traccia del suo suicidio. Di solito, tranne in casi di personaggi pubblici, i giornalisti non scrivono di gesti estremi. Per questo motivo, una volta che la Procura registrò la morte del 39enne Enrico Bacciu come suicidio nessuno ne parlò. Bacciu finì nelle cronache soltanto per le indagini della DIA in cui era rimasto imbrigliato per questioni legate a un traffico di stupefacenti tra la Sardegna e la Penisola.
Oggi, a distanza di oltre 4 anni dal 4 marzo 2019, quando Bacciu tu trovato morto nella sua casa di Porto San Paolo, la sua salma è stata riesumata dal medico Legale Salvatore Lorenzoni nel cimitero del paese in esecuzione all’ordinanza del Gip del Tribunale di Tempio Caterina Interlandi.
La stessa Procura vuole vederci chiaro come, del resto, hanno chiesto dal primo momento la madre di Enrico Giuseppina Capra e il fratello Michele. “Siamo molto soddisfatti che il Gip abbia accolto la nostra istanza” hanno detto ai nostri microfoni gli avvocati della famiglia Bacciu Fabio Varone e Salvatore Meloni.
Ci sono diversi lati ancora da chiarire: le macchie di sangue sui suoi vestiti, la tecnica utilizzata per annodare la corda, l’autopsia che non fu mai eseguita e altri aspetti. Ora occorrerà attendere l’esito degli esami autoptici. Saranno il punto di partenza della riapertura del caso. La madre, intanto, come ci hanno riferito gli avvocati, spera che qualcuno parli per arrivare alla verità assoluta. Ora che l’attività giudiziaria è ripartita spera che qualche dettaglio, sfuggito o dimenticato quattro anni fa, venga alla luce.
Al termine dell’autopsia gli avvocati Varone e Meloni hanno risposto alle nostre domande. Di seguito il video: