Ho conosciuto la famiglia Nieddu in occasione dalla mia prima venuta in Sardegna nel 1977, da subito si è stabilito un forte rapporto di stima ed amicizia che si è consolidato nel tempo. Ma in particolare zia Antonia (consentitemi di chiamarla affettuosamente così) mi è particolarmente cara perchè ha vissuto in prima persona la tragedia dell’incendio del 28 Agosto 1989. Lei era lì al Domus De Pedra e, per scappare via, aveva preso a bordo in auto anche mia moglie con il bambino.
Una incredibile fatalità ha voluto che la sua macchina non partisse e, pertanto, Antonia con la sig.ra Rosa Calvi (moglie del compianto maestro Pino Calvi) scapparono a piedi, seguendo la semplice ed elementare regola “dove è già passato il fuoco non passa più”, mettendosi in salvo mentre mia moglie ed il piccolo Giuseppe di due anni furono accolti in un’altra automobile, che partì.
Solo un centinaio di metri più avanti si formò una fila di tre auto che fu travolta dal fronte di fiamma spinto dal maestrale a più di 100 Km orari.
Gianni Mannucci (anche lui perse la moglie in una delle tre automobili bloccate dal fuoco) prestò i primi soccorsi ai miei familiari e zia Antonia li accolse poi in casa sua a San Pantaleo, dove passarono la notte; coloro che erano rimasti in casa si erano così salvati, anche se provati dal fumo denso e dall’aria irrespirabile, anneriti e scioccati ma vivi.
Quando poi, dopo sette anni, sono ritornato per la prima volta a San Pantaleo, zia Antonia mi confidò, emozionata, che si sentiva “colpevole” per non aver impedito che mia moglie ed il bambino salissero su un’altra automobile; le dissi e ribadii, che non l’avevo mai pensato e che, anzi, mia moglie, sapendo di attendere il secondo figlio, non avrebbe di certo potuto scappare a piedi portando un bambino in braccio e, pertanto, accettò l’invito dei vicini di casa di salire sulla loro automobile.
Ogni volta che l’ho rivista, inevitabilmente, abbiamo ripercorso quei momenti terribili, ci siamo sempre abbracciati. L’ho vista sfiorire negli ultimi anni e, confesso, l’estate scorsa non ho avuto il coraggio di andare a trovarla sapendola ormai allettata e sofferente, proprio per non aumentare ulteriormente il suo stato con il triste ricordo.
Conserverò sempre la memoria di questa donna forte, generosa, sempre in prima linea, che ha sofferto tanto anche per la perdita di due figli e che, adesso, riposa in pace nelle braccia del Signore. Un caro abbraccio ai figli Tonino e Maria Nieddu, e a tutti coloro che l’hanno conosciuta e che, sono certo, la ricorderanno come me