L’azione di spoliazione nei confronti di Luigi Mulas, l’ex custode del San Raffaele salito agli onori della cronaca per la storia dei terreni comprati dal Qatar per il Mater Olbia, passa anche per il suo allevamento di animali. Dopo l’abbattimento dei muri “abusivi” della sua minuscola casa all’ingresso secondario dei terreni appartenuti don Verzè, la Asl ha provveduto ad un altro abbattimento: quello dei suoi 7 maiali. Niente muri o cemento ma esseri viventi. Una task force di veterinari e tecnici ha operato ieri mattina nella porcilaia del pastore di Gergei. Armati di tenaglie elettriche, una dopo l’altra, le bestie sono state uccise e successivamente sotterrate a poca distanza. Tutto davanti a Mulas che ha tentato, invano, di fermarli:
“Non bastava la casa – ha detto l’ex custode -. Ora uccidono i miei animali. Non è giusto”. L’ordinanza è scattata per una questione di confine. Mentre la casetta di Mulas risulta isolata da una recinzione, la porcilaia e il pollaio risultano aldilà, vale a dire nei terreni acquisiti dal fondo del Qatar. Questo aspetto determina che tutti gli animali si trovano, per legge, allo stato brado.
Per quanto Luigi Mulas abbia probabilmente continuato ad allevarli, per la legge vivono allo stato brado e perciò vanno abbattuti. E così è stato. Genitori e figli stono stati uccisi e sepolti nel giro di un paio d’ore. C’eravamo anche noi e abbiamo assistito alla soppressione delle bestie che, secondo la legge, sono state uccise con le tenaglie elettriche stordirtici. L’elettronarcosi, utilizzata per evitare sofferenze agli animali, agisce istantaneamente paralizzando i centri nervosi.
Dall’ufficio stampa della Asl riceviamo la seguente nota a rettifica:
La porcilaia che si trova nei terreni di “Chentu accas”, nel comune di Olbia, è stata sequestrata nel mese di luglio, in quanto per la normativa in materia di “eradicazione della peste suina africana”, si trattava di un allevamento “non censito”, quindi clandestino, in quanto non rispettava i parametri della biosicurezza, del benessere animale, dell’identificazione e registrazione degli animali, della registrazione dell’azienda.
Da allora, così come messo agli atti, i Veterinari dell’Azienda sanitaria hanno incontrato diverse volte l’allevatore, illustrandogli le procedure per mettere in regola l’allevamento.
A fine ottobre, però, in seguito ad ulteriori sopralluoghi, l’allevamento è risultato ancora non a norma, in particolare per il parametro della “biosicurezza”, cioè il confinamento degli animali, procedura che evita la “promiscuità” con eventuali maiali o cinghiali vaganti, così da evitare il rischio di circolazione della peste suina africana.
La Asl di Olbia, attraverso i suoi Veterinari, nell’intento di venire incontro alle esigenze dell’allevatore che dichiarava di non riuscire più a gestire e a mettere a norma l’allevamento anche per una questione economica; quindi, l’Azienda sanitaria, di concerto con l’amministrazione comunale di Olbia che si era resa disponibile di far fronte ai costi di macellazione degli animali, gli ha prospettato una ventaglio di alternative che gli avrebbero consentito, nel rispetto della normativa in vigore, di macellare gli animali “sani” e di consumarli o di donarli, anche in beneficenza. Una soluzione assunta anche a tutela del benessere animale, evitando così ulteriori episodi di cannibalismo tra animali, dichiarati dallo stesso allevatore (dei 12 maiali presenti a ottobre, a novembre ne sono stati ritrovati 7).
Alcuni giorni prima della macellazione programmata, però, l’allevatore ha cambiato idea. I veterinari hanno quindi dato all’allevatore ulteriori dieci giorni di tempo per mettere a norma l’allevamento. Non avendo rispettato le prescrizioni imposte dalla legge, così come previsto dalla Determinazione regionale n. 2 del 08.06.2015, dal D.Lgs. 200/2010, D.Lgs. 317/1996 e il D.Lgs. 122/2011, l’Unità di progetto regionale di Eradicazione della peste suina africana, il 12.11.2015 ha emanato l’ordinanza urgente di “Depopolamento dell’azienda suinicola di Chentu Accas”, che imponeva “abbattimento” e “interramento” degli animali in quanto nell’allevamento non veniva garantito il parametro della “biosicurezza”.
Le normative Cee in materia di benessere animale prevedono l’abbattimento attraverso l’Elettronarcosi, una procedura che ha visto la collaborazione della Asl 1 di Sassari, e che consente di narcotizzare l’animale sin dalla prima scarica, evitandogli così qualsiasi genere di dolore.
Ecco il documento dell’azione dei veterinari. Avvertiamo che le immagini registrate sono cruente e possono scioccare un pubblico sensibile.
https://vimeo.com/145731510