Erano accusati di truffa e associazione per delinquere nell’ambito dell’inchiesta Unetenet, il sistema piramidale nato in Spagna, quattro persone residenti a Olbia e ieri il Tribunale di Tempio li ha prosciolti per la sopraggiunta prescrizione dei reati: si tratta di Rosario La Greca, Angelo Pinna, Claudio Maurelli e Alessandra Gala.
I quattro erano finiti nell’inchiesta che si è trascinata dal 2014 fino a ieri senza che si sia mai aperta una vera attività istruttoria. Il meccanismo, in voga una decina di anni fa, si basava nell’inserimento di nuovi investitori che pagavano i vecchi. Il sistema è andato avanti fino a quando i soldi investiti da ignari partecipati si sono trasformati in criptovalute risultate senza alcun valore.
Nel 2018 un rapporto dell’Unità di criminalità economica e fiscale (UDEF) aveva classificato l’Italia (in particolare la Sardegna) come il paese che aveva dato più credito al sistema Unetenet, seguita dalla Spagna, dagli Stati Uniti e dal Perù. Secondo le stime di organismi d’indagine internazionali che hanno smantellato l’attività messa in piedi dalla coppia spagnola José Manuel Ramírez e Pilar Otero, sono state decine di migliaia le persone coinvolte e che hanno perso denaro in almeno un’ottantina di Paesi sparsi per tutto il pianeta.
Ieri, il ramo d’inchiesta locale si è concluso con la pronuncia di sentenza di proscioglimento da parte del Tribunale collegiale di Tempio: ‘reati estinti per intervenuta prescrizione’.
Nell’inchiesta era stato ascoltato soltanto uno degli investigatori che aveva svolto le indagini. “Tempo, risorse e reputazione consumate per niente, come sapevamo” è il laconico commento di uno dei quattro indagati. Gli olbiesi difesi dagli avvocati Fabio Varone, Marzio Altana e Marco Petitta hanno sempre sostenuto di essere stati loro stessi vittime del meccanismo in quanto i primi ad aver investito soldi nella piattaforma.