OLBIA. È un pezzo unico, fragile e carico di memoria. La bandiera votiva più antica dedicata a San Simplicio, vescovo e martire, non è soltanto un simbolo religioso, ma un frammento prezioso di storia sarda.
Dipinta a olio su tela da un autore ignoto, raffigura San Simplicio in un ovale centrale ed è custodita dalla famiglia Ghiani fin dagli anni Sessanta. A donarla al cavalier Ubaldo Ghiani fu don Giacomini, che la conservava negli uffici canonici della basilica.
“Originariamente intorno all’ovale del santo c’era una tela damascata – racconta Ornella Ghiani, figlia di Giuseppina Orgiu e Ubaldo Ghiani -. Andammo a Roma e in uno dei negozi vaticani specializzati in tessuti religiosi acquistammo un drappo cremisi cardinalizio. Da allora la bandiera è così come la vediamo”.
Ogni anno, questo vessillo si unisce alle bandiere votive che sfilano in processione per le celebrazioni di San Simplicio ma per via della sua delicatezza può essere portato solo in caso di bel tempo: l’umidità o la pioggia rischierebbero di danneggiarlo in modo irreversibile.
Secondo la tradizione orale raccolta dalla stessa famiglia Ghiani e riconducibile a don Giacomini, la bandiera potrebbe risalire ad almeno due secoli fa. Un’eredità che attraversa il tempo, tramandata con cura e devozione da una generazione all’altra. Oggi, infatti, Ornella ha affidato la bandiera a suo figlio Alberto.