Nella mattinata di giovedì 28 maggio scorso la Sala conferenze dell’Itct “Dionigi Panedda” di Olbia è stata il teatro di una celebrazione commemorativa dei cento anni dall’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, che ha visto la partecipazione, oltre a studenti, docenti e appassionati di Storia, di numerose Autorità, quali il Comandante della Scuola Sottufficiali della Marina Militare, il Capo Ufficio del Genio Militare per la Marina di La Maddalena, il Comandante del Centro di Telecomunicazioni di Tavolara e il Rappresentante della Direzione Marittima di Olbia.
Il saluto del Dirigente Scolastico, professor Giovanni Maria Mutzu, ha aperto i lavori della mattinata di studi, dedicata al tema: “Terranova Pausania e il sistema difensivo del Nord-Est Sardegna a cavallo della Prima Guerra Mondiale. Valorizzazione delle architetture militari del nostro territorio”. Su tale tematica è stata incentrata l’ampia e approfondita relazione della dottoressa Assunta Maria Pastò, Capo del Nucleo Demanio del Genio Militare di La Maddalena e, tra l’altro, curatrice del volume “In labore ingenium” (uscito nel 2012 per i tipi della Paolo Sorba Editore di La Maddalena), che è stata, assieme al suo gruppo di lavoro, l’anima dell’evento.
È emerso chiaramente quanto siano stati rilevanti per le coste galluresi gli investimenti dell’allora Ministero della Guerra nella preparazione del conflitto mondiale, in particolar modo, negli anni in cui l’Italia aveva nella Francia il suo “nemico” sul Mediterraneo. Dalla disamina dei bilanci e dei registi è emerso quanto importante sia stato tale periodo per le popolazioni, sia per le commesse di materie prime locali, sia per i posti di lavoro offerti.
Notevoli sono state le innovazioni, che sono state introdotte nell’edilizia da aziende costruttrici all’avanguardia per l’epoca, cui si devono anche numerose opere idrauliche che, ancora oggi, sono utili per garantire l’approvvigionamento d’acqua ad alcune comunità, come, ad esempio, quella di La Maddalena. Ha colpito il numero imponente di opere edilizie militari, realizzate lungo la costa nord-orientale della Sardegna, delle quali è stato messo in evidenza il diffuso stato di abbandono attuale. Riguardo alla città di Olbia sono state mostrate alcune planimetrie, che indicano la presenza presso l’abitato di Terranova Pausania di una stazione per gli idrovolanti e, addirittura, di una per i dirigibili, attive durante la Grande Guerra e delle quali, non è rimasta quasi altra traccia.
La dottoressa Pastò ha sollecitato i giovani a farsi attivi promotori (presso le autorità competenti) di un efficace restauro del sistema difensivo del Nord-Est sardo, che meriterebbe di essere annoverato tra il patrimonio culturale, tutelato dall’Unesco. Ad arricchire la relazione il Nucleo Demanio del Genio aveva allestito nella Sala conferenze una vera e propria mostra dei più significativi materiali documentali, atti a illustrare compiutamente quanto prezioso sia il patrimonio di costruzioni militari, giunto fino a noi. Purtroppo è stato possibile ammirarla solamente per lo spazio della mattinata del 28 maggio.
Emilio Esposito, professore di Storia dell’Arte presso l’Itct “Panedda” e architetto, ha dimostrato come i manufatti, esaminati nella precedente relazione della dottoressa Pastò, siano da considerarsi non solo edifici ad uso militare d’altri tempi, ma anche esempi di alta architettura, poiché rispettano un delicato equilibrio tra la loro funzione e la forma, che è stata loro data; inoltre sono evidentemente in dialogo con il territorio, che li accoglie, testimoniando il genio costruttivo di chi li ha progettati e il rispetto per l’ambiente di chi li ha costruiti.
Ha chiuso l’incontro l’intervento di Gabriele Rabuini, laureato in Giurisprudenza a Sassari, attualmente, consulente economico per le imprese e imprenditore nel settore turistico, oltre che appassionato di Storia e Architettura militari. Dopo avere, a sua volta, denunciato il cattivo stato di conservazione della gran parte di fortini, batterie d’artiglieria e postazioni militari lungo la costa, ha posto l’accento su un paio di esempi virtuosi: il Forte “Cappellini”, che pur essendo nato alla fine del Settecento, è, ora, la sede di uno dei locali notturni più famosi al mondo e di una struttura alberghiera di prima categoria. Il complesso fatturerebbe svariati miliardi di euro e, pur lavorando sei mesi all’anno offrirebbe decine di posti di lavoro, ma è il frutto di una precedente opera di restauro e di riqualificazione, che ha avuto rispetto del contesto e delle architetture originarie.
Anche il Forte “Arbuticci” è stato ristrutturato dall’architetto Pellegrini, che ne ha fatto un modernissimo museo, dove sono custoditi alcuni dei cimeli più interessanti di Giuseppe Garibaldi. La struttura è divenuta, dunque, un presidio culturale d’eccellenza ed è meta di migliaia di visitatori paganti ogni anno. In buona sostanza, il dottor Rabuini ha esortato a reagire alla crisi, attraverso la valorizzazione del territorio e delle sue bellezze, dichiarando che, per garantire il Futuro, anche economico delle nuove generazioni, sarebbe sufficiente avere maggiore cura per il Passato.
Come ha ricordato Filippo Ledda, docente di Lettere dell’Istituto ospitante e coordinatore dell’incontro, l’iniziativa si è collocata a coronamento di un mese ricco di spunti di approfondimento, riguardanti il conflitto del ’15-’18, tra cui una rassegna cinematografica interna al “Panedda”, dal titolo “Maggio radioso”, che ha proposto la visione di pellicole immortali, quali “Orizzonti di gloria” di Kubrick e “Uomini contro” di Rosi.
In conclusione, la mattinata di studi non ha, solo, celebrato il sacrificio di quanti, civili e militari, sono stati coinvolti dal conflitto, ma ha raggiunto il triplice obiettivo di approfondire le conoscenze relative alla Grande Guerra; quindi, ha voluto essere una riflessione attualizzante, circa il pregio delle eredità materiali, che da essa sono derivate alla nostra terra; lanciando più di una proposta di azione concreta per il futuro, in vista di una loro valorizzazione, anche in chiave turistica.