OLBIA. Ernesto Truddaiu non c’è più. In una fredda notte di gennaio, ci ha lasciato il condottiero di mille battaglie, il capitano coraggioso che per anni è stato molto più di un calciatore: un simbolo, un punto fermo, un orgoglio per il calcio olbiese e per i tifosi dei bianchi. Ernesto era più di un uomo in maglia bianca, era una bandiera, un’icona che attraversava le generazioni. La sua figura rimarrà scolpita nei cuori di tutti gli olbiesi – tifosi e non – come il leader silenzioso e fiero che ha scritto pagine indimenticabili del calcio negli anni Ottanta e Novanta. Nell’Olbia gioco’ 238 partite realizzando 11 gol.
Nato a Sedini 65 anni fa, Ernesto si trasferì ad Olbia fin da piccolo con la sua famiglia. Fu qui, tra le strade della città, i campetti di periferia e il prato verde, che il giovane Truddaiu iniziò a far parlare di sé: un instancabile lavoratore, un calciatore completo, un uomo dal carattere forte e deciso.
La sua grinta e il suo talento gli valsero una similitudine che racchiudeva tutto il suo essere: “Un Gattuso con piedi migliori, ma meno fortuna”. In una chiacchierata recente, lui stesso rifletteva con una punta di rimpianto su un’epoca in cui non esistevano procuratori: erano le società a decidere tutto, e forse, in altri tempi, Ernesto avrebbe potuto calcare palcoscenici ancora più prestigiosi.
Eppure, i ricordi che ha lasciato bastano e avanzano per dipingere una carriera di tutto rispetto. Chi può dimenticare quella foto della Nazionale Italiana Juniores? Ernesto è lì, fianco a fianco con giganti del calcio come Franco Baresi, in una formazione che profumava di gloria. Il suo percorso cominciò presto: esordì nell’Olbia di Renzo Uzecchini a soli sedici anni, prima di intraprendere un lungo viaggio calcistico che lo portò al Varese, alla Reggina, alla Cavese, alla Paganese, al Cosenza, alla Reggiana, alla Ternana, alla Nocerina e infine di nuovo alla sua amata Olbia, dove il cerchio si chiuse. Con i bianchi gioco campionati memorabili. Chiuse definitivamente la carriera con il Santa Teresa di Gallura, ma il calcio non lo abbandonò mai.
Il nome Ernesto, come quello del Che (Guevara), sembrava predestinato per un combattente. E infatti, i campionati del meridione – duri, intensi, dove servono tenacia e cuore grande – erano il suo habitat naturale. Mediano di centrocampo per vocazione, libero per adattamento, ogni ruolo che gli veniva affidato diventava per lui una nuova battaglia da vincere. Tornato a Olbia dai campionati di Serie C, trovò nella posizione di libero una nuova dimensione che gli permise di allungare la carriera e vivere stagioni memorabili, come il glorioso campionato 1993/94, guidato da Franco Colomba.
Quando appese le scarpette al chiodo, Ernesto non voltò le spalle al calcio. Il legame con l’Olbia era troppo forte. Ogni partita casalinga era un appuntamento fisso: lo si poteva trovare in tribuna, teso, emozionato, pronto a soffrire e gioire per i colori bianchi. Non mancava mai di passare dalla tribuna stampa per richiedere una copia della distinta delle formazioni, un gesto semplice che raccontava il suo amore viscerale per la squadra della sua città.
Oggi Ernesto ci ha lasciato, e il vuoto che sentiamo è profondo. Come sempre, ha giocato in anticipo, sorprendendoci tutti. Ma il ricordo del capitano resta, indelebile come una roccia scolpita dal vento. La sua anima continuerà a vibrare nel prato verde del Bruno Nespoli, il suo spirito accompagnerà ogni partita della sua Olbia, tifando ancora, più forte di prima. Ciao, Capitano.
I funerali avranno luogo domenica 2 febbraio alle ore 11:00 nella Chiesa N.S de La Salette partendo dall’abitazione in via Delle Trebbie n°9