Il consiglio comunale di Arzachena, a distanza di 10 mesi, approva una nuova versione riveduta e corretta del piano urbanistico comunale.
Lo fa nel corso di una seduta straordinaria dove non sono mancati gli scontri dialettici anche molto accesi con l’opposizione che al momento del voto ha abbandonato l’aula.
Una prima versione del puc era stata approvata dal consiglio comunale il 9 agosto dello scorso anno. All’adozione erano seguiti diversi incontri con la cittadinanza organizzati sia dalla maggioranza che dalla minoranza consiliare, per illustrare obiettivi e criticità del nuovo strumento urbanistico che andrà a ridisegnare le linee di sviluppo e pianificazione del centro gallurese per i prossimi decenni.
Il comune di Arzachena ha ricevuto complessivamente 573 osservazioni inviate da cittadini, aziende e stakeholder rappresentativi del territorio che sono state recepite e analizzate dagli uffici comunali e dai tecnici degli studi Criteria e DRh Architetti associati che hanno redatto il piano.
“I cittadini hanno compreso la filosofia delle osservazioni in maniera che la macrovisione presentata sia integrata con quella della comunità – dichiara il sindaco Roberto Ragnedda – e il nuovo puc non è un piano dei sogni e delle illusioni ma un piano della certezza del diritto”.
L’assessore all’urbanistica Alessandro Malu ha illustrato nel suo intervento le modifiche e le novità rispetto al puc del 2024.
“Le zone A del centro storico rimarranno invariate – afferma l’assessore – mentre alcune aree da zona B diventeranno zona C. La novità più importante sono proprio le zone C di espansione che permetteranno di rendere disponibili cubature per la costruzione di prime case. Molte aree verranno inoltre trasformate in zona agricola, per salvaguardare la vocazione del territorio”.
La maggioranza ribadisce che la nuova versione del piano rispetta tutti i requisiti del PPR ed è condiviso con la comunità che ha espresso le sue proposte grazie allo strumento delle osservazioni.
Di tutt’altra idea ovviamente la minoranza che nei suoi interventi ha messo in evidenza gli elementi di un piano che considera stravolto rispetto alla prima adozione.
“Il puc dovrebbe essere discusso in seduta ordinaria e non straordinaria – dichiara nel suo intervento la consigliera Pileri – e convocato quindi con 5 giorni di anticipo, mentre la convocazione è arrivata solo mercoledì. È impossibile studiare tutta la documentazione in pochi giorni”.
I consiglieri Cudoni e Fresi sottolineano che se il puc torna in aula dopo un anno è perché conteneva errori grossolani, e questo ha comportato anche un’inutile spesa di soldi pubblici.
“Riadozione vuol dire che viene cancellato il piano vecchio ma non viene detto esplicitamente – afferma Rino Cudoni – e la nuova versione contiene altre anomalie, come i 4 milioni di metri quadri in più di zona agricola e l’impossibilità per i cittadini di Arzachena di costruire una nuova casa nel centro urbano”.
La minoranza al termine dei suoi interventi ha presentato una mozione di sospensione dell’esame della delibera per violazioni procedurali.
La mozione è stata respinta dalla maggioranza e ha determinato la mancata partecipazione al voto da parte dell’opposizione.
“Il puc deve essere di tutta la comunità e non della maggioranza – incalza Fabio Fresi – e questa maggioranza non è più rappresentativa del paese”.
Il riferimento è al documento con il quale due anni fa i consiglieri Cudoni, Fresi e Pileri sono stati relegati all’opposizione, e alle dimissioni della delegata e consigliera Valentina Geromino lo scorso mese di settembre.
Il consiglio si è acceso nuovamente quando il delegato alle politiche sociali Alessandro Careddu ha voluto precisare alcuni aspetti connessi a diverse criticità relative alla gestione della casa di riposo (di cui si è occupata nei giorni scorsi la nostra testata).
“Non è mai stato messo in dubbio il benessere degli ospiti – precisa Alessandro Careddu – e per quanto riguarda il servizio mensa è stato verificato che il cibo era di buona qualità e non scarseggiava. Sono stati programmati interventi alla struttura per 100.000 e a breve partiranno altri lavori per 600.000 euro”.
L’assessore Careddu ha ammesso che il personale che ha presentato le dimissioni deve ancora ricevere parte dei propri stipendi, e questo ha determinato una causa davanti al giudice del lavoro e la decisione dell’amministrazione di mettere in mora la cooperativa di gestione fino ad arrivare all’avvio del procedimento di risoluzione del contratto.
Le problematiche sulla gestione della casa di riposo sono state confermate anche dal primo cittadino.
“Sin dall’inizio l’amministrazione ha cercato la verità – ribadisce Roberto Ragnedda – con vari controlli dei NAS, dell’ufficio tecnico dipartimento prevenzione servizio igiene, l’Asl Gallura, l’ispettorato nazionale del lavoro, i servizi sociali del comune e lo Spresal. Siamo i primi che avremmo voluto una gestione differente e che li vorremmo mandare a casa. Ma è squallido dire che l’amministrazione se ne frega”.
Sul tema la minoranza ha proposto che venga istituita una commissione d’indagine e convocato il prima possibile un consiglio comunale aperto.