I primi aiuti umanitari sono arrivati in Ucraina a Lugansk, al confine orientale con la Russia, oggi, domenica 6 marzo. Una notizia che fa ben sperare i circa 30 volontari impegnati nella raccolta di beni a Olbia tramite l’OCI (Organizzazione Cittadini Immigrati), presso la sede unificata del Delta Center. Le donazioni che giungono nel centro olbiese confluiscono con quelle che da tutta Italia arrivano a Roma e Verona e, tramite la Croce Rossa ucraina, partono da lì per la dogana al confine tra Polonia e Ucraina.
“Sapere che la prima spedizione è arrivata a destinazione mi scalda il cuore” dice Lidiia Stadnychuk, nata e cresciuta in Ucraina, e residente a Olbia. Da 10 giorni anche lei si dedica a pieno ritmo alla raccolta umanitaria avviata in città. “Anche noi abbiamo inviato le prime donazioni, per un totale di 8 tonnellate, alcuni giorni fa e ci dicono che stanno per giungere in Ucraina. Spesso i pacchi spediti da privati vengono bloccati perché si pensa che al loro interno ci possano essere armi mentre i nostri aiuti, che passano tramite la Croce Rossa ucraina, incontrano meno difficoltà.
Ora – sottolinea la donna – quello che manca davvero sono i medicinali e il cibo. Nelle città ucraine farmacie e supermercati sono ormai vuoti. Qualcuno pensa sia necessario aprire un conto bancario per inviare il denaro ma nelle banche è impossibile prelevare, quindi, al momento, le donazioni in soldi non servono”.
Un racconto straziante quello di Lidia che spiega di aver lasciato la sua casa, situata nella parte ovest dell’Ucraina, ad una famiglia di profughi. “Sono scappati da Kiev. Il bambino di 4 anni si è ammalato e la mamma ha potuto dargli soltanto delle medicine scadute trovate in un mio cassetto, perché in farmacia non ci sono nemmeno le supposte. In Ucraina sono tre le case farmaceutiche: a Charkiv, a Kiev e a Leopoli. Le prime due sono state bombardate mentre la terza è stata chiusa. A ciò si aggiunge che anche diverse ambulanze utilizzate per il trasporto di medicinali sono state colpite”.
Alla mancanza di farmaci si somma quella di beni alimentari. “I supermercati sono vuoti – spiega Lidiia -. Mia zia si trova in ‘zona rossa’, una parte del Paese bombardata dai soldati russi dalla mattina alla sera. Sono in 13, e tra loro anche bambini, rinchiusi in uno scantinato di quattro metri quadri senza cibo. La notte gli adulti stanno in piedi per fare dormire a terra i bimbi. In questi giorni hanno mangiato soltanto dieci uova perché non c’è più niente”.
Con questo umore e il cuore in Ucraina, il gruppo di volontari a Olbia continua incessantemente a lavorare per raccogliere e smistare quanto arriva. “Una delle nostre amiche ha perso la sua famiglia in questi giorni. Il bus su cui viaggiavano durante la tregua accordata dalla Russia è stato bombardato e sono morti tutti. Nonostante questo, lei continua a venire in sede ogni giorno”.
Da Olbia la seconda tranche di aiuti umanitari partirà domani, lunedì 7 marzo. Lidiia Stadnychuk, che è tornata due giorni fa in Sardegna, racconta di aver visto scene drammatiche al confine tra Polonia e Ucraina. “Ho assistito agli ultimi saluti tra mogli e mariti e ho visto piangere disperatamente i bambini che dovevano lasciare il proprio papà. Madri che dovevano salutare la famiglie perché infermiere e padri chiamati alle armi. È stato terribile e sono immagini che non potrò mai dimenticare”.