OLBIA. Andare al di là del viaggio, spingersi oltre quello che normalmente vede anche chi sta dalla parte “fortunata” del mare. Entrare nelle case di chi è costretto a lasciare la sua terra nella speranza di una vita migliore e immortalare gli occhi di chi quel dramma lo vive davvero.
Attraverso i suoi scatti, Francesco Malavolta, giornalista e fotografo calabrese residente a Roma, scava a fondo nel fenomeno dell’immigrazione, nella sua realtà più vera e sconosciuta. Il fotoreporter, a Olbia per presentare la mostra “Popoli in movimento” allestita al Politecnico Argonauti, ha incontrato gli studenti dell’Istituto Deffenu.
“Non si sa quasi nulla o almeno si conosce soltanto la parte legata al viaggio, dalla polemica del soccorso o dello sbarco – dichiara Malavolta -. Non si conosce la vita né prima né dopo di chi lo affronta. Oggi racconto ai giovani anche perché si va via, da Centro Africa, Burkina Faso, Etiopia e Senegal, cercando, con l’empatia, di far capire che non dovrebbero esserci differenze fra gli esseri umani”.
Nelle fotografie c’è anche una mamma che prepara sua figlia con una cassetta per il pesce stretta attorno al suo corpicino come un giubbotto di salvataggio. “Come faccio sempre, ho riguardato la foto e chiuso gli occhi per poi rivederla – dice l’autore -. Ho zoomato e ingrandito l’immagine. Il gesto di questa madre mi ha ricordato tutte le mamme che mettono il grembiule alla propria figlia ma questa bambina a scuola non è mai andata”.
Ci sono anche sacchi destinati ai cadaveri e mani che si stringono forte, volti che parlano e raccontano illusioni perdute. “Si scappa per assenza totale di diritti, di cibo o sogni, che non bisogna mai sottovalutare. I sogni di un occidentale non sono mai più importanti di quelli di un ragazzo africano o che scappa dal Medio Oriente. Dobbiamo continuare a combattere per i diritti ma soprattutto per chi non li ha perché o sono diritti per tutti o sono privilegi”.
I numeri parlano di un’emergenza sempre presente, quella di chi non riesce ad arrivare a destinazione. “Il Mar Mediterraneo – spiega il fotografo – che non è quello in cui c’è più transito, è invece il più pericoloso. Negli ultimi undici anni hanno perso la vita circa 30mila persone. L’88% delle persone che si sposta nel mondo trova protezione nei Paesi a bassissimo e basso reddito. L’Europa ne ospita solo il 12% e la prima nazione in Europa per richiesta di asilo è la Germania, al decimo posto. Questo significa che tutti i Paesi che hanno l’impressione di essere i più utilizzati dall’immigrazione, come l’Italia, la Spagna e la Grecia, spariscono da ogni tipo di classifica”.
La mostra di Francesco Malavolta verrà inaugurata venerdì 22 novembre alle 18:30 al Politecnico Argonauti. Rientra nella rassegna “Storie di un attimo” ideata e organizzata dall’associazione Argonauti presieduta da Marco Navone.