È stata fissata per il 14 novembre la prima udienza del processo nei confronti di Pasquale Serra, il 60enne di Golfo Aranci che nel giugno scorso aveva colpito con una fiocina, sparata da un fucile subacqueo, la sua dirimpettaia, Nela Codreanu, 45 anni, di origine romena. L’uomo dovrà difendersi dall’accusa di tentato omicidio.
Da ieri, vale a dire dal momento in cui la data dell’avvio del processo è stata notificata agli avvocati Pietro Carzedda e Antonia Mele per Serra, e Cristina Mela per la Codreanu, scatta il termine di 15 giorni per la richiesta, da parte dell’imputato, di rito alternativo.
Come si ricorderà Pasquale Serra, dopo lo scioccante fatto di cronaca avvenuto il 2 giugno scorso all’ultimo piano della palazzina di via Libertà al civico 118, era stato confinato agli arresti domiciliari lontano dall’appartamento in cui viveva. In un primo momento sembrava che Serra dovesse rientrare nella sua casa ma la dura opposizione della famiglia Codreanu aveva scongiurato la possibilità che l’uomo, soltanto con la sua presenza, potesse in qualche modo creare ulteriori tensioni.
Nella lite, sfociata con il brutale ferimento ad un occhio di Nela Codreanu, fu coinvolto anche il marito di Nela, Cosmin Codreanu, che per primo aveva prestato soccorso alla moglie. La donna, che perdeva molto sangue dal viso, era stata consegnata in un primo momento alle cure dell’ambulanza dell’ospedale di Olbia e poi trattata direttamente dai medici dell’Areus giunti con l’elisoccorso e trasportata in codice rosso a Sassari.
Circa due mesi dopo, con i segni ancora evidenti della ferita all’occhio destro, Petronela Codreanu aveva stigmatizzato il provvedimento del giudice Caterina Interlandi che aveva disposto la scarcerazione di Pasquale Serra per motivi di salute “incompatibili con il carcere”.
“Il fatto che non abiti di fronte a casa nostra non ci tranquillizza per nulla – aveva commentato -. Mi chiedo come sia possibile che un uomo accusato di tentato omicidio possa uscire dal carcere e vivere – anche se agli arresti domiciliari – nel mio stesso paese”.