Un convegno al momento giusto per spegnere l’incendio. Poi il vuoto assoluto. La strategia della Soprintendenza per l’ex Artiglieria di Olbia appare oggi in tutta la sua trasparenza: organizzare un evento mediatico quando le polemiche si fanno roventi e poi far calare il silenzio.
Era il 19 dicembre 2024 quando al Museo archeologico andò in scena “Olbia. Beni culturali, lavori in corso”. Un titolo che oggi suona beffardo, visto che di “lavori in corso” per rendere fruibile al pubblico l’area non se ne vedono. Non era un caso che quell’incontro arrivasse proprio dopo le denunce della Nuova Sardegna, riprese anche da Olbianova, sullo stato di abbandono dei reperti archeologici.
La soprintendente Isabella Fera e il suo staff avevano messo in scena uno spettacolo perfetto: slide, progetti, prospettive future. Tutto molto convincente se non fosse che a sei mesi di distanza nessun documento ufficiale indica quando l’ex Artiglieria potrà davvero aprire al pubblico. Zero date, zero cronoprogrammi, zero impegni concreti.
Il sospetto che quel convegno fosse solo un espediente per placare le polemiche si fa sempre più concreto. E bisogna ammettere che il risultato è stato centrato: dai media locali non si sente più una voce critica sulla vicenda. Mission accomplished, direbbero oltreoceano.
La realtà è che la Soprintendenza continua a sfuggire alle sue responsabilità nascondendosi dietro la retorica dei “progetti a lungo termine” e delle “collaborazioni istituzionali”. Mentre i cittadini aspettano di vedere cosa hanno pagato con i loro soldi, visto che sono stati investiti centinaia di migliaia di euro pubblici.
Al momento quello che si può constatare è che le casse delle navi romane sono state apparentemente sistemate per evitare che gli antichi legni vadano in polvere. Un risultato minimo che però solo un ristretto numero di addetti ai lavori può verificare. Per tutti gli altri resta il mistero: come stanno davvero le cose dentro quei capannoni?
Un gran peccato perché si tratta di un patrimonio archeologico unico al mondo che potrebbe essere un volano formidabile per il turismo culturale. Invece rimane prigioniero di una burocrazia che sembra più interessata a gestire la comunicazione che a risolvere i problemi.
Il convegno del 19 dicembre ha dimostrato una cosa: quando si accendono i riflettori la Soprintendenza sa muoversi velocemente. Peccato che quella velocità si manifesti solo per organizzare eventi e non per aprire al pubblico tesori che appartengono a tutti.
Sei mesi di silenzio dopo tante belle parole sono la prova che quell’incontro al museo aveva davvero il sapore di un paravento. E il risultato è stato raggiunto: di ex Artiglieria non parla più nessuno. Almeno fino alla prossima denuncia.