La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari ha disposto il rinvio a giudizio di Giovanni Satta, ex consigliere regionale, con l’accusa di evasione fiscale. Il politico, ex sindaco di Buddusò, si difende e rilascia una articolata dichiarazione in cui spiega – dal suo punto di vista – come sono andate le cose.
ACCUSA. Secondo il PM , Giovanni Satta, in qualità di titolare dell’omonima ditta individuale, nelle dichiarazioni dei redditi per gli anni 2016, 2017, 2018 e 2019 importi inferiori rispetto alla realtà, sottraendo rispettivamente per quegli anni circa 147mila euro, 293mila euro, 239mila euro e 118mila euro.
Inoltre, sarebbe accusato di non aver presentato le dichiarazioni IVA per gli anni 2017 e 2018, con un’evasione di circa € 210mila euro e 152mila euro. Il procedimento vede come persona offesa il direttore pro tempore dell’Agenzia delle Entrate provinciale di Sassari. L’udienza preliminare è stata fissata per fine giugno 2024 presso il Palazzo di Giustizia di Sassari.
DIFESA. Giovanni Satta, difeso dall’avvocato Angelo Merlini, dichiara: “Sapevo di essere indagato e sapevo anche che le indagini erano chiuse. Nel 2022 la Guardia di Finanza di Olbia ha proceduto a un accertamento in relazione alla mia attività di compravendita di sughero. Il tutto ebbe origine a causa della omessa dichiarazione IVA per gli anni 2016 e 2017, omissione che va punita con una sanzione amministrativa, ma che diventa penale con il superamento di certe soglie.
La Guardia di Finanza effettuò un accertamento preventivo, prendendo in esame il mio estratto conto personale, sul quale confluivano anche le mie indennità di consigliere regionale e i proventi della mia ditta individuale. Mi vennero chieste delucidazioni che non potei fornire poiché mi trovavo ai domiciliari a causa dell’inchiesta sulla vendita della clinica privata di Monastir – per la quale la Procura di Cagliari ha chiesto l’archiviazione -. Gli stessi inquirenti mi dissero: “Non si preoccupi, spiegherà tutto all’Agenzia delle Entrate”. Invece, mi ritrovai inquisito”.
Giovanni Satta aggiunge che “contemporaneamente avviai una trattativa con l’Agenzia delle Entrate, con la quale ho già condiviso gran parte delle mie giustificazioni. Le cifre contestate si sono ridotte nettamente, di oltre 4/5. Perciò oggi, per gli anni 2016 e 2017, si potrebbe parlare di eventuali – ancora oggetto di trattativa con l’Agenzia delle Entrate – sanzioni amministrative e non penali. Stessa procedura stiamo portando avanti per le annualità 2018 e 2019”.
E sostiene che “il gravissimo errore commesso dalla Guardia di Finanza, da cui è originata l’azione penale, sta nel fatto che le stesse cifre, da me già inserite nella dichiarazione dei redditi, furono conteggiate tre volte. Inoltre, anche sulle spese effettuate con i miei soldi personali, ricevuti come indennità dalla Regione e come eredità dai miei genitori, la Guardia di Finanza presunse che fossero illegittime, calcolandoci sopra l’IVA. Errori che ho in parte chiarito con l’Agenzia delle Entrate e che dimostrano che è stato commesso un errore. Pertanto – conclude l’ex sindaco di Buddusò – non si potrà procedere penalmente”.