A mente fredda (o quasi) c’è ancora qualcosina da dire sul derby vinto con merito dalla Torres con un punteggio così rotondo e convincente che non ha precedenti, almeno nel ultimi decenni.
Domanda, apparentemente banale: sono stati più forti i sassaresi, oppure sono apparsi più deboli i giocatori in maglia bianca?
E’ ovvio che la risposta non può essere liquidata in poche battute, ma è proprio il caso di metter giù alcune riflessioni, rivedendo il film del match.
La Torres ha dominato fin dalle prime battute, e la difesa dell’Olbia ha sempre rintuzzato la manovra (piacevole e aggressiva) e le proiezioni in avanti dei rossoblù, contando sulla solidità della difesa degli uomini di Leandro Greco, che continua a insistere (com’era accaduto a Pesaro) nell’ impostare l’azione dal basso, scegliendo il palleggio (anche stucchevole) tra i difensori e il portiere, senza mai compiere una rimessa nei rinvii dal fondo. Salvo poi, aspettare il lancio lungo quasi sempre per Nanni, costretto a destreggiarsi con il fisico e la testa tra i difensori centrali avversari. A Pesaro è andata benone, ma la Vis non era (e non è) la Torres. Il sistema di gioco può fruttare anche i tre punti, ma è estremamente pericoloso. Infatti, è bastata una sbavatura (palla persa ingenuamente da Zanchetta) per consentire ai sassaresi di chiudere in vantaggio allo scadere del primo tempo, con Scotto, uno che i gol li ha sempre fatti.
Nel calcio può anche accadere che una squadra subisca un gol per un “infortunio” di un giocatore che regala il pallone all’avversario, ma spesso l’intervallo serve a riordinare le idee e a ripartire con l’intenzione di rimettere in equilibrio il match. E’ qui che l’Olbia ha mancato. La Torres, nel secondo tempo, ha continuato a fare la partita e i due gol che hanno arrotondato il vantaggio non sono stati l frutto di un destino cinico e baro, o di casualità, ma di una mentalità e un vigore fisico e psicologico che hanno fatto la differenza, visto che l’Olbia è stata umiliata e offesa senza avere la pur minima capacità di reazione. Se infatti si ripensa alla partita e ci si chiede quando i bianchi hanno tirato in porta, la risposta è 2: una volta con Nanni, l’altra con Ragatzu, che ha sfiorato il palo (sarebbe stato interessante vedere all’opera i rossoblù se il capitano dei bianchi avesse fatto gol, ma questo è un altro discorso).
Premesso che è difficile rimediare all’assenza di un elemento come Dessena in un derby (e il centrocampo che ne avrebbe avuto bisogno come il pane), lascia a desiderare la scelta di Leandro Greco di schierare al suo posto Incerti (non positiva la sua prova), e non ad esempio Cavuoti, o, se avesse dovuto prevalere la cautela come è sembrato, forse sarebbe stato meglio impiegare La Rosa, olbiese doc, calciatore generoso, e quindi supermotivato sul piano del carattere e della spinta psicologica nei confronti dei compagni. E’ ovviamente un giudizio personale, ma la decisione di Leandro Greco è apparsa errata, così come non è apparso opportuno sostituire subito, all’inizio del secondo tempo, Zanchetta, autore dell’….assist a Scotto per il gol dell’1-0.
Greco, inteso come Leandro. Gli va dato atto che, alla fine, si è assunto tutte le responsabilità della disfatta, visto che ha elogiato i suoi per l’impegno profuso. Detto questo, c’è da rimarcare che il giovane tecnico dell’Olbia ha… pagato lo Scotto (bomber della Torres) dell’inesperienza, al pari dei (tanti giovani che fanno parte della famiglia dell’Olbia).
La partita, alla quale i tifosi olbiesi tenevano (e tengono) come se fosse una finale di Champions, non è stata preparata in modo adeguato. Gli stessi giocatori, caricati dall’attesa spasmodica della sfida, non si sono rivelati all’altezza – soprattutto sotto il profilo psicologico – del compito (arduo) che li attendeva. Certo, ha ragione Leandro Greco soprattuto quando sostiene che la batosta può essere digerita solo con un pronto riscatto ad Arezzo, martedì’. Però, il tecnico deve riflettere su alcune prestazioni non proprio esaltanti per esempio di Biancu, dello stesso Contini, e della prova assai limitata del centrocampo, schiacciato e dominato da quello sassarese, nel quale spicca per autorevolezza e concretezza Giorico, il figlio di un ex olbiese che a suo tempo, ha lasciato il segno.
Per finire, ma non come importanza del ragionamento, la Torres. E’ un’ottima squadra. Sa giocare. Fa girare la palla in modo razionale e spesso pericoloso. E’ attiva in tutti i reparti, al punto che i giocatori schierati in panca troverebbero posto in qualsiasi altra formazione di serie C. Liviero (classe 2005, autore del terzo gol), Scotto, Fishnaller, Diakite, Dametto sono elementi affidabili e pericolosi. Ma in panchina c’erano l’ex Mastinu, Ruocco, Cester (confrontare, con tutto il rispetto, con quelli schierati dall’Olbia).
Tra i due… Greco, ha avuto la meglio Alfonso e non Leandro. Ora, tra poco ci sarà la gara di Coppa Italia, eppoi tra alcuni mesi il match di ritorno. A quel punto vedremo di che pasta saranno fatte le due squadre del Nord Sardegna.
Per finire, non può mancare un rilievo rivolto al tifosi sassaresi: tutto è lecito (sfottò contro gli avversari, conditi anche con frasi un po’ pesanti), ma due osservazioni vanno fatte: perché i cori orrendi contro Gigi Riva (cosa c’entra con il derby?) e gli insulti a Ragatzu per una vicenda personale che col calcio non c’entra nulla e che comunque non è stata ancora chiarita nelle sedi opportune?