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Gli archeologi rivelano: a Porto Rotondo c’è una torre di segnalazione e non un nuraghe.

19 Giugno 2015 ore 14:39 di Mauro Orrù   



Quando l’archeologia riscrive la storia di una località. E’ quanto è avvenuto a Porto Rotondo, precisamente a Punta Nuraghe. Quell’ammasso di pietre affioranti per anni aveva fatto credere che nello splendido lembo di terra che si affaccia sul mare cristallino ci fosse un nuraghe. Come tale il sito era conosciuto e addirittura vincolato. C’è voluta la volontà e l’azione di mecenatismo del Consorzio di Porto Rotondo che, finanziando lo scavo (70 mila euro in circa due anni), ha permesso agli archeologi di fare una scoperta che rappresenta un unicum in tutta l’isola: a Punta Nuraghe non c’è nessun nuraghe ma una torre di segnalazione di epoca punica. La scoperta è stata ufficializzata questa mattina in una conferenza stampa a pochi metri dal nuovo sito archeologico che da oggi ha una nuova denominazione: “La torre costiera di Portorotondo”.

 

Secondo Rubens D’Oriano nella torre bisogna immaginare “una vedetta che fa il turno” e che segnala con fuochi ad un’altra torre simile in direzione di Olbia (zona Centro Commerciale Terranova), l’arrivo di navi nemiche. “Il materiale rinvenuto – spiega l’archeologo, responsabile della Soprintendenza per i Beni Archeologici – rivela che il monumento viene utilizzato dal 300 a.C. continuativamente fino all’età Augustea. Con l’impero di Augusto, finiscono le guerre sia con i nemici esterni che quelle civili, Roma è padrona dell’interno Mediterraneo. Da quel momento la torre di segnalazione non serve più. Ecco perché non si può parlare di un faro. In quel caso il sito sarebbe stato attivo anche nelle epoche successive, invece, il suo utilizzo si interrompe.

 

conferenza“Accrescere il valore storico e artistico del comprensorio per permettere a Porto Rotondo di avere un passato ben radicato nella storia”. E’ con questo spirito che Gianluca De Fazio, presidente del Consorzio di Porto Rotondo ha voluto inquadrare il lavoro di finanziamento dello scavo, condotto dall’archeologa Paola Mancini, che ha aperto un nuovo e unico capitolo nella storia della località. Un fatto decisamente raro, in un panorama a volte desolante nel quale cono costretti a muoversi gli archeologi della soprintendenza regionale. Parole di apprezzamento per l’opera di autentico mecenatismo sono state espresse dall’assessore del Turismo  del Comune di Olbia Marco Vargiu nei confronti del Consorzio e della Fondazione di Porto Rotondo rappresentata dal conte Luigi Donà dalle Rose. 

 

Nel filmato in fondo all’articolo raccontano la nuova scoperta della torre costiera,  gli archeologi Rubens D’Oriano e Paola Mancini.

{Vimeo}https://vimeo.com/131220383{/Vimeo}

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