Tra il Consorzio di Bonifica della Gallura e la Regione Sarda c’è una lotta che va avanti tra sentenze, carte bollate e ricorsi da circa sei anni. Al centro della disputa – come hanno rimarcato i vertici del Consorzio nel corso di una conferenza stampa svoltasi questa mattina nella sede di via Barcellona a Olbia – c’è una centrale idroelettrica prevista sulla diga del Liscia progettata nel 2013 dal Consorzio e finanziata dal Ministero delle Politiche Agricole. Totale dell’investimento 2 milioni e 300 mila euro.
Ma la Regione nel 2014 ha finanziato la realizzazione della stessa mini centrale a favore dell’Enas con i soldi del Fondo Sviluppo e Coesione e da allora la lotta si è spostata nelle aule dei tribunali.
Oggi Il Consorzio chiede il riconoscimento dei danni per 7 anni di mancata produzione elettrica mentre la Regione ha proposto ricorso alle Sezioni Unite della Cassazione ed alla Corte di Giustizia Europea.
“Una vicenda assurda e paradossale – riferisce una nota dell’ente gallurese – che oggi, in piena crisi economica, aggravata dall’emergenza Covid, costringe ancora una volta il Consorzio di Bonifica della Gallura, a dover varcare le porte di altri tribunali, congelando il progetto forse per anni, per difendere da una Regione matrigna, un progetto che ha rispettato tutti i crismi, come confermato dalla sentenza della Cassazione a Sezioni unite e dalle reiterate sentenze del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche”.
La possibilità che un Consorzio possa produrre energia elettrica per soddisfare le proprie esigenze da fonti rinnovabili lo prevede una legge regionale (la 6/2008), per questo il Consorzio di Bonifica aveva partecipato a un bando nazionale del Ministero con il fine di gestire un piccolo gioiello tecnologico a impatto ambientale zero, che servisse un territorio a forte vocazione agricola.
“Succede però che a far data dall’ottenimento del finanziamento la Regione Sardegna nega l’autorizzazione alla costruzione, generando una guerra giudiziaria assieme a Enas, contro il Consorzio di Bonifica della Gallura, che – sottolinea il documento – è un Ente di diritto pubblico istituito con legge regionale. La Regione blocca la Regione, pur avendo un finanziamento statale a fondo perduto e un progetto di risparmio”.
“Una vicenda a colpi di ricorsi assurda e incomprensibile che non trova giustificazione alcuna – commenta il presidente del Consorzio Marco Marrone -. L’accanimento con cui la Regione si oppone alla realizzazione della centrale, oltre ad allungare inutilmente i tempi sta provocando un ingente danno economico agli agricoltori e al Consorzio di Bonifica, costretto a promuovere un’azione giudiziale di risarcimento danni per non aver potuto abbattere i costi di distribuzione irrigua. Questo nonostante ben due pronunciamenti del Tribunale preposto e altrettanti rigetti in Cassazione.”
“Non possiamo che appellarci al Presidente Solinas che ha firmato l’autorizzazione a procedere in questo nuovo ricorso che arriva addirittura alla corte di Giustizia Europea – dichiara il direttore del Consorzio Giosuè Brundu -. Questa guerra a colpi di battaglie giudiziarie da parte della Regione è contro se stessa, contro un ente che dovrebbe lavorare per portare ricchezza, impoverisce invece l’Isola e le sue ambizioni, frenate da un freddo e inspiegabile accanimento burocratico lesivo oltremodo della dignità dei sardi”.
Alla conferenza, oltre ai vertici del consorzio e all’avv. Pilia che ha tracciato la cronistoria della vicenda giudiziaria cominciata nel 2014, hanno partecipato Giampiero Branca e Michele Orecchioni (CIA), Alessandro Mancini (Coldiretti), Gregorio Raspitzu e Gabriele Palitta (Confagricoltura). Tutti hanno condiviso la lotta del Consorzio di Bonifica e hanno chiesto che “i rappresentanti galluresi in Regione, tra consiglieri e assessori, prendano posizione e si impegnino per la soluzione della vicenda”.