Nel corso della vicenda legata alle difficoltà di accoglienza dei 125 migranti giunti a Olbia sulla Alan Kurdi ci ha messo del suo anche certa politica a rendere più complicata l’intera situazione. Ci riferiamo in particolare allo show del deputato leghista Eugenio Zoffili che non contento di essersi introdotto abusivamente nell’area sterile del porto industriale di Olbia forzando con il suo status di parlamentare il blocco della Polizia di Stato, ha provocato ripetutamente il primo dirigente della Questura, Mario Carta.
Carta, ex Digos, promosso per meriti nel 2017 a n°2 della Questura di Sassari, ha risposto con estrema correttezza ai continui tentativi del deputato di creare la rissa mentre trasmetteva in diretta su Facebook la versione leghista di quanto stava accadendo al porto con l’arrivo della nave della Ong tedesca.
Il tutto mentre il primo dirigente sardo era impegnato a coordinare lo sbarco di 125 persone, organizzare il prelievo dei tamponi, provvedere alla prima accoglienza dei migranti 56 dei quali minorenni, tenere a bada dimostranti esagitati e gestire centinaia di uomini per evitare incidenti.
Carta, testimoni decine di giornalisti, non ha mai perso la pazienza con Zoffili e gli altri politici che volevano unirsi al leghista, invitando il deputato a rientrare oltre le barriere. Fiato sprecato, come tutti sappiamo.
Malgrado la ferma compostezza di Mario Carta, lo spettacolo leghista, stigmatizzato anche da parte della destra locale dell’assessore del comune di Olbia, Marco Balata, è andato in onda sulle pagine Facebook del Carroccio sostenuto da centinaia di hateers (in italiano “odiatori”) razzisti.
Mentre sulla nave i migranti assistevano in silenzio all’agitata performance di quell’uomo in abito blu, cravatta e mocassini che brandiva lo smartphone come la spada dell’Albert de Giussan.