Tre pappine, una lezione di gioco (un’altra dopo Pescara) subita dall’eccellente Pontedera dell’ex Massimiliano Canzi, i tifosi (quelli che vengono al Nespoli) ormai spazientiti e spaesati, con la curva Mare che non le manda a dire, a fine partita, quando – dopo i fischi – i giocatori in maglia bianca ci mettono la faccia e vanno sotto le tribune ad ascoltare la rabbia di chi li sostiene.
MARINO “INC.…”. Il presidente che esce allo scoperto con una dichiarazione che va letta tra le righe: “Le due prestazioni sono state inaccettabili – attacca Alessandro Marino – in otto anni non sono mai stato così incazzato (testuale) nemmeno quando il campionato è stato sospeso per il Covid”. Fatti i complimenti al Pontedera, Marino lancia un avvertimento sul futuro immediato. “Tutti devono dare di più, a partire da subito. C’è poco da dire, serve solo pedalare”. Già, come dire: hai voluto la bicicletta, e ora tocca a te rimetterti in sella e riprendere il cammino nella direzione giusta, e non nell’abisso in cui l’Olbia è precipitata.
Il destinatario del messaggio presidenziale è sicuramente Leandro Greco: il suo nome non viene fatto (Marino ci ha abituati a questo tipo di comunicazione, nei momenti critici), ma quando lui dice “tutti”, vuol dire “tutti”, allenatore compreso.
UNA GRATICOLA PER GRECO. Il tecnico, già. Ieri c’è stata una caduta di stile, a parte il giudizio sulla partita, di cui tratteremo tra poco. A fine gara, scurissimo in volto, e – quel che è peggio – con l’espressione rassegnata di chi non sa come uscire dal tunnel in cui si è infilato, non ha voluto rispondere ad alcuna domanda, limitandosi a “chiedere scusa al presidente e al direttore” e ad ammettere che “la responsabilità di questa situazione è tutta mia, ma io so come poterne uscire”. Basta. Chi aspettava la parola “dimissioni”, è rimasto deluso. Gli avremmo voluto chiedere un sacco di cose, anche se avesse mai pensato di togliere il disturbo, ma niente. Sembrava una delle finte conferenze stampa tipiche dei regimi dittatoriali che non ammettono contraddittori, né tantomeno critiche o semplici domande che i giornalisti pongono un po’ per conto della gente che assiste alla partita e che tiene all’Olbia da sempre. Greco è recidivo: anche a Pescara, dopo il poker di gol rifilato all’Olbia dalla squadra di Zeman, non ha trovato la forza e il coraggio di rispondere alle domande dei cronisti, e ha affidato al solerte addetto stampa Varrucciu quattro righe di commento da inserire nel sito ufficiale del club. Troppo comodo.
LA PARTITA. Definirla ancora una volta “disastrosa” è un eufemismo. A parte l’autorete clamorosa di Zanchetta (anche lui è recidivo: il primo gol contro la Torres è stato generato da un suo erroraccio), molto somigliante a quella dello juventino Gatti contro il Sassuolo, il fondo è stato toccato nella ripresa, quando – in teoria – l’Olbia avrebbe dovuto reagire all’infortunio di Zank (nel calcio, ci può stare un autogol, un infortunio, una distrazione, un rimpallo, ma poi occorre svegliarsi dallo shock e rimediare), e invece i toscani hanno continuato a spadroneggiare. Dopo il 2-0 firmato dal giovane Del Pupo (scuola Cagliari, ex allievo di Canzi), la gara è stata tutta in discesa per gli avversari. E, a parte il cambio (atteso e scontato) di Nanni per Scapin (che, rispetto ad altre prestazioni, non ha demeritato) non si è neanche capito come mai Biancu e Dessena siano stati mandati a fare la doccia prima del previsto. Così come non si capisce come mai Greco sia apparso (anche dalla tribuna) quasi rassegnato, impotente di fronte alla pochezza e ai limiti della squadra. Insomma, c’è poco da esaminare, c’è poco da disquisire sulla difesa a tre o a quattro, o sulla composizione della linea avanzata, o sulla posizione di Ragatzu, o sulle mansioni di Arboleda e Zallu sulla stessa fascia. Il malato è grave, non è morto ma è grave. I gol segnati continuano a essere 12, quelli subìti 28 (media di 1,5 a gara), l’ultima vittoria è del 25 ottobre scorso (quasi due mesi fa).
LE CRISI PASSATE. L’unica speranza (flebile, ma c’è) è che anche nel passato l’Olbia si è trovata in guai seri e in qualche modo – con sistemi diversi, confermando lo stesso tecnico o licenziandolo – ne è venuta fuori. Spetta molto al numero 1 Marino, ma anche ai nuovi proprietari elvetici, decidere come dare una scossa. “Mo’ viene Natale”, cantava Carosone, ma sabato c’è la trasferta di Ferrara contro la Spal, un’altra mezza disperata, e tanto per gradire il 7 gennaio comincerà il girone di ritorno con un altro impegno esterno, a Cesena, contro la capolista. Avvidecci sani.