OLBIA. La Struttura Complessa di Ginecologia e Ostetricia della Asl Gallura del Giovanni Paolo II è la prima struttura pubblica in Sardegna, e tra le poche in Italia, ad adottare un approccio di chirurgia mini invasiva per il trattamento delle patologie degenerative vulvovaginali, una condizione che incide notevolmente sulla qualità della vita delle pazienti.
Guidata da Giangavino Peppi, l’Unità ha avviato a ottobre una serie di interventi di lipofilling vulvovaginale mediante la tecnica Nanofat. Questa procedura, mirata al miglioramento del benessere femminile, consiste nel prelievo di tessuto adiposo dall’addome, dai fianchi o dalle cosce della paziente, che viene poi trattato e reiniettato nei genitali, sia esternamente che internamente. “Abbiamo cominciato questa attività da un mese – spiega Peppi – ed eseguito i primi tre interventi su pazienti di età tra i 50 e i 65 anni”. Il procedimento utilizza un kit monouso e avviene in anestesia spinale o locale, senza impiego di farmaci ormonali o sostanze esterne all’organismo, garantendo un approccio naturale e biocompatibile.
L’intervento trova indicazione in tutte le pazienti affette da lichen genitale, una malattia cronica degenerativa altamente invalidante che colpisce circa l’1-2 percento delle donne, nell’atrofia menopausale severa e nelle pazienti con cicatrici genitali da parto dolorose o vittime di mutilazioni genitali. Non viene usato nessun farmaco ad attività ormonale o altre sostanze estranee all’organismo, ma solamente il grasso della paziente.
“Gli effetti rigenerativi si osservano dopo un periodo che va da uno a tre mesi – prosegue il direttore della SC di Ginecologia e Ostetricia – con un notevole beneficio per la salute generale della paziente, un miglioramento della qualità della vita nelle attività quotidiane, nelle attività sportive e nella vita sessuale. I benefici ottenuti con l’intervento chirurgico mini invasivo sono generalmente superiori a quelli ottenuti con le terapie attualmente in uso”.