OLBIA. “Non si tratta di chiedere favori. Si tratta di esigere il rispetto di un patto costituzionale”. Parte da qui il messaggio lanciato nel corso dell’incontro promosso dai Riformatori sardi sull’autonomia differenziata, che ha riunito a Olbia giuristi, politici ed esperti per analizzare le possibili conseguenze della legge 86 del 2024 sulla Sardegna.
Al centro del confronto, le criticità legate al rischio che l’isola venga “lasciata sullo sfondo”, mentre le Regioni ordinarie ampliano le proprie competenze. “Le regioni insulari come la Sardegna rischiano di essere ancora di più emarginate e penalizzate”.
Un passaggio cruciale è stato dedicato allo Statuto speciale e al suo scarso utilizzo: “Mentre altre Regioni come il Trentino-Alto Adige ne hanno adottate quasi 200, la Sardegna si ferma a 32 – di cui solo 8 negli ultimi 20 anni. Non è un deficit normativo. È un deficit politico”.
È stata rilanciata con forza la proposta di attivare l’articolo 56 dello Statuto, riunire la Commissione paritetica e aprire un confronto con il Governo nazionale per un piano pluriennale di attuazione. L’obiettivo è far valere il principio di insularità sancito dall’articolo 119 della Costituzione.
Tra i relatori: Giuseppe Fasolino, Alessandro Fiorentino, Michele Cossa, Giovanni Pileri, Omar Chessa, Gian Piero Scanu e Aldo Salaris. A coordinare i lavori Monica Fois, per il Coordinamento cittadino di Olbia, con la moderazione di Patrizia Albanese.
“Noi vogliamo un’isola che sceglie – hanno detto gli organizzatori del convegno -. Che si assume la responsabilità del proprio futuro. Che usa la propria autonomia non come privilegio, ma come strumento di sviluppo, equità e dignità”. Un richiamo alla politica regionale e nazionale, affinché si passi finalmente dall’enunciazione alla realizzazione.