OLBIA. È il Fungo il protagonista assoluto del fine settimana di “Monumenti aperti” ad Arzachena. Originale simbolo del Comune smeraldino, la formazione granitica domina dall’alto l’intero paese.
“Per noi arzachenesi il fungo è la parte più importante” dice Rose Bataille, studentessa coinvolta nell’iniziativa. “In realtà – spiega Mario Sotgiu, presidente dell’associazione “La macchina del tempo” – era un semplice riparo sottoroccia, come ne esistevano tanti in questo territorio. Un luogo dove le famiglie potevano vivere e soggiornare. Tutto intorno c’era l’antico villaggio nuragico”.
Le tracce di erosione visibili sulla roccia testimoniano l’antichità del sito. “Un luogo utilizzato fin dal Neolitico, quindi fin da seimila anni fa – dichiara l’archeologa Silvia Ricci -. C’è una vista spettacolare su tutta Arzachena, un elemento importante anche nell’insediamento di periodo nuragico. Consentiva il controllo sul territorio e sulle alture”.
I visitatori arrivano anche da fuori stagione. “Abbiamo scoperto l’entroterra con tutte le sue ricchezze e sfumature culturali – dichiara Antonio Micò, bergamasco in vacanza in Gallura -. È stato molto interessante. Vale la pena venire ad Arzachena anche a maggio”.
Non solo mare e coste: la due giorni di “Monumenti aperti”, che si chiuderà domenica 4 maggio, offre uno sguardo sull’identità più profonda della comunità. “Questo paese ha veramente una storia poderosa – sottolinea Mario Sotgiu -. Non dico che sia unica però dal Neolitico fino ad attraversare l’Età del rame, del bronzo, del ferro, dai fenici ai punici, dai romani alla storia medievale, è un luogo che ha davvero mille storie da raccontare.
Non solo Costa Smeralda – prosegue il presidente dell’associazione -, di cui certamente noi godiamo e vediamo anche benefici dal punto di vista sociale, me se qualcuno viene voglia di scoprire la storia di Arzachena, può tranquillamente tuffarsi e sarà un tuffo infinito”.