Il silenzio può essere più assordante delle urla. E quello che avvolge la vicenda della Comunità Integrata per Anziani di Arzachena ha il sapore amaro dell’abbandono istituzionale. Dipendenti ed ex della struttura rompono il muro dell’omertà e raccontano una storia di diritti calpestati e dignità ferita.
La conta è impietosa: circa 35 persone specializzate hanno lasciato il posto di lavoro. Non per scelta, ma per necessità. “Siamo state costrette a rassegnare le dimissioni perché non esistevano più le condizioni minime per poter lavorare dignitosamente”, spiegano le ex lavoratrici in una nota che arriva dopo il Consiglio Comunale del 23 maggio 2025.
Il declino è iniziato con il cambio di gestione. Dopo KCS è subentrata la ditta Essequadro con sede a Caltanisetta. Nonostante la clausola contrattuale che obbligava a mantenere costante l’occupazione, oltre 35 dipendenti sono stati costretti a lasciare la struttura, secondo quanto lamenta il personale rimasto e costretto a turni massacranti e a subire ritardi nell’erogazione degli stipendi.
“Fino a soli due anni fa la casa di riposo era un gioiello conosciuto per la qualità dei servizi in tutta la Sardegna – sostengono -. Oggi è un disastro anche nei servizi primari”. Una caduta libera, dunque, che ha trasformato un’eccellenza regionale in una realtà problematica.
Al centro della polemica dell’ultima ora le dichiarazioni dell’assessore ai Servizi Sociali di Arzachena che avrebbe ridotto la vicenda a “contenziosi extralavorativi”. Una definizione che i dipendenti respingono con forza: “Questa affermazione è un oltraggio alla dignità di chi ha lavorato per anni nella struttura ora in condizioni sempre più difficili”.
Le criticità retributive erano solo “la punta dell’iceberg”. Denunce cadute nel vuoto, porte chiuse e persino sordità istituzionale. Fino all’intervento del giudice del lavoro che ha individuato soluzioni conciliative, confermando la fondatezza delle rivendicazioni.
In questo scenario di abbandono spicca la figura del consigliere comunale Fabio Fresi, ringraziato pubblicamente dalle ex dipendenti per non aver mai smesso di sostenere le loro battaglie. “Un supporto che contrasta con l’assenza di sensibilità mostrata dall’attuale assessore” sottolineano le dipendenti.
Ora la partita si gioca nelle aule di tribunale. Gli ex lavoratori stanno ricevendo le somme dovute grazie a un avvocato che ha accettato di seguire gratuitamente il caso, contattato dal consigliere Fresi. “Una battaglia per i diritti che coinvolge chi ha servito con dedizione una comunità fragile come quella degli anziani”.
La verità, dicono ancora, “ha il diritto di essere raccontata e per questo stiamo preparando un denuncia che arriverà nella scrivania del procuratore della Repubblica. Dobbiamo interrompere il silenzio che rischia di diventare complice di un sistema che ha dimenticato il valore della dignità del lavoro”. Ecco la loro lettera integrale:
“Non si può negare ciò che abbiamo vissuto sulla nostra pelle”
“Siamo un gruppo di lavoratrici ed ex-lavoratrici della Comunità Integrata per anziani di Arzachena. Sentiamo il dovere, oggi più che mai, di prendere pubblicamente posizione in merito alle dichiarazioni rese in Consiglio Comunale dall’assessore ai Servizi Sociali nel corso della seduta del 23 maggio 2025.
Con fermezza e profondo rammarico smentiamo categoricamente quanto affermato, ovvero che le nostre vicende professionali si ridurrebbero a “contenziosi extralavorativi”. Questa affermazione, oltre a essere gravemente fuorviante, è un oltraggio alla dignità e alla sofferenza di chi ha lavorato per anni all’interno della struttura, spesso in condizioni sempre più difficili da sostenere.
Non si trattava di beghe personali, né di malintesi amministrativi: la realtà è che siamo state costrette a rassegnare le dimissioni perché non esistevano più le condizioni minime per poter lavorare dignitosamente. Le criticità retributive – gravi e reiterate – sono state solo la punta dell’iceberg. Le abbiamo denunciate in ogni modo possibile, anche informalmente, cercando di evitare rotture, ma trovando troppo spesso porte chiuse.
A dimostrazione di quanto le nostre istanze fossero fondate, basta ricordare che il giudice del lavoro è stato interpellato e che, pur in assenza di una sentenza formale, sono state individuate soluzioni conciliative, segno evidente che la parte politica era pienamente a conoscenza della situazione. Non si tratta quindi di “contenziosi”: si tratta di diritti.
In questo contesto difficile, non possiamo non esprimere la nostra sincera gratitudine al consigliere comunale Fabio Fresi, che non ha mai smesso di sostenere le nostre battaglie, anche quando il nostro rapporto di lavoro era ormai interrotto. Lo ha fatto con pazienza e ascolto, e con quella sensibilità che, ci dispiace dirlo, oggi è sembrata del tutto assente nelle parole dell’attuale assessore.
Siamo deluse, sì. Ma non silenziose. Perché la verità ha il diritto di essere raccontata, soprattutto quando riguarda chi ha servito con dedizione una comunità fragile e meritevole di rispetto, come quella degli anziani ospiti della struttura”.