Il covid è entrato nella sua vita portandola dentro buco nero dal quale avrebbe potuto non uscire più ma Antonietta Delogu, 77 anni, olbiese verace, ha combattuto strenuamente e dopo oltre cinque mesi ha fatto ritorno nella sua casa. Da quel giorno è cominciata la sua seconda vita. “Sono rinata e vorrei ringraziare tutto il personale del Mater Olbia. Dai medici, i fisioterapisti, i nutrizionisti, gli infermieri, le maestranze fino agli addetti alle pulizie”.
La donna è stata coccolata da tutti e, grazie alla sua simpatia è diventata in poco tempo la mascotte dell’ospedale. Ma per due mesi ha patito le pene dell’inferno.
Il 7 aprile scorso si è recata al pronto soccorso del Giovanni Paolo II. I sospetti di aver contratto il covid sono diventati rapidamente la nuova, terribile, realtà. Il suo repentino peggioramento ne ha consigliato il ricovero in terapia intensiva. Il caso ha voluto che a Sassari non ci fosse posto. L’unico letto libero era al Mater Olbia. “Lì ci vado volentieri” ha detto Antonietta ai medici del Giovanni Paolo II.
In pochi minuti la donna viene trasferita nel reparto di Terapia intensiva del Mater. “Ricordo di essere stata attorniata dai medici. Qualcuno ha detto “la intubiamo”. Poi ho l’immagine del casco che si avvicina al mio viso e poi non ricordo più nulla”.
Per due lunghi mesi Antonietta Delogu è rimasta totalmente incosciente. “Mi sembrava di vivere ciò che vedevo. Però quella che mi sembrava realtà non esisteva. La vedevo solo io”.
La donna racconta di aver vissuto come in un’altra dimensione. Il suo corpo immobile sul letto e la sua mente che fluttuava in una realtà parallela. “Vedevo un altro ospedale, parlavo con vecchi amici della mia gioventù, ho partecipato anche a un cenone di Natale con familiari e conoscenti a tavola. Tutto accadeva in tempo reale. Parlavo e interagivo come fosse tutto reale. Non avevo la sensazione di vivere in un sogno ma nella concretezza della realtà”.
Le hanno raccontato che parlava a voce alta. “Mi hanno detto che spesso chiamavo la Madonna e in effetti io ricordo di aver visto la sua figura. Le chiedevo di bere e lei mi portava l’acqua. Mi hanno detto che facevo il gesto di bere e addirittura deglutivo mentre mi dissetavo”.
Antonietta è stata così, come in un coma vigile, dal 7 aprile fino al 5 giungo quando, “finalmente, mi sono svegliata. Piano piano ho ripreso tutte le mie facoltà mentali e dopo qualche giorno ho cominciato le attività di recupero in Fisioterapia.
Poi ho saputo che mio marito e i miei figli avevano contratto il covid, anche se in forma decisamente lieve: “Erano stati tutti contagiati ma nessuno in forma grave, per fortuna”.
Dopo il suo risveglio è cominciata la fase di recupero e “ancora oggi, a casa mia, continuo a migliorare un pochino ogni giorno. Al Mater Olbia mi hanno salvato la vita. Non so come hanno fatto ma se oggi vi racconto cosa è successo negli ultimi 6 mesi lo devo a tutti loro. Non solo sono stati bravi nel loro mestiere ma mi hanno fatto sentire preziosa e ben voluta con una carica di umanità commovente”.
Antonietta ora è nella sua casa con il marito Biagio. Fa ancora fatica a camminare ma grazie al suo buonumore condito con intercalari in dialetto olbiese e ai suoi tre figli, Gabriella, Maria e Giuseppe che vanno a trovarla tutti i giorni, è ottimista e punta a un recupero totale.
“Non ringrazierò mai abbastanza quegli angeli del Mater Olbia e spero che nessuno si possa ritrovare a patire quanto è capitato a me. Il 5 giugno è cominciata un’altra vita e voglio viverla fino in fondo con la mia famiglia e i cari amici. Il covid ha lasciato un segno indimenticabile nella mia vita ma mi ha fatto conoscere tanta gente che mi ha davvero voluto bene e alla quale mi sono affezionata, Grazie a tutti, grazie infinite”.